Os 14,2-10; Mc 12,28-34
L’interrogativo è dunque posto con precisione: “Lo ami tu il Signore? Lo ami come deve essere amato un Dio?”. Un Dio va amato totalmente. Non si può lasciare indietro nulla, nemmeno una fibra del nostro cuore, nemmeno un episodio della nostra vita. Tutto deve essere animato, trasformato, guidato dall’amore. E perciò è la vittoria sul nostro egoismo che si impone in tutta la sua forza, in tutta la sua logica. Bisogna che vinciamo il nostro egoismo che tende a concepire il bene come qualche cosa di proprio, in esclusiva. Cioè il volere essere noi centro, volere che anche le pratiche della religione siano un comodo nostro. Amare Dio. Scendiamo fino in fondo a questa parola. Vuol dire allora aprire il cuore. Perché l’amore non parte da noi. Da noi parte l’egoismo. Da noi parte tutto ciò che è povero e misero. Amare è spalancare il cuore al torrente dell’amore di Dio. Quell’amore di cui parla l’Apostolo quando dice: “L’amore di Dio è stato messo nel nostro cuore per mezzo dello Spirito Santo”. Ecco, è da Dio infinita carità che viene la partecipazione all’amore. Noi amiamo il Signore quando ci poniamo disponibili a Lui, pronti. Pronti ad accogliere la sua volontà. Pronti ad accogliere le sue disposizioni. Pronti a servirlo fino in fondo. La nostra volontà si deve aprire così alle meraviglie dell’amore di Dio. È la nostra volontà che allora è condotta, è sorretta, è continuamente indirizzata dallo Spirito Santo. Amare Dio è lasciarci amare da Dio. È lasciarci possedere da Dio. È lasciarci trasformare da Lui. Non è il nostro amore una cosa nostra che diamo a Lui. È piuttosto un lasciarci abbracciare da Lui, un lasciarci vivificare da Lui. Porre in noi quella vita che chiamiamo “grazia” che è amore, che è elevazione, che è partecipazione. È Dio che ci chiama nella sua famiglia, a vivere in Lui, a vivere come Lui, a vedere le cose come Lui, fede, a scegliere le cose secondo quanto Lui vuole che scegliamo. Domandiamo allora questo amore. Domandiamolo sapendo bene che il Signore è infinitamente misericordioso. Non guarda se abbiamo peccato. Non guarda se abbiamo tradito. Non guarda se siamo fuggiti. Guarda se siamo pronti, se siamo spalancati, se siamo disposti, se diciamo il nostro sì. Ripetiamo allora perché avvenga ancora in noi la salvezza, la redenzione, le parole stesse della Madonna: “Sia fatto di me secondo la Parola”. Sia fatto. Ecco è il vero nostro amore che si tradurrà perciò nelle opere, nel fare, nello scegliere, nel giudicare, nel rifiutare, secondo l’adorabile volontà del Signore.
CODICE | 74CNQ01342N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 22/03/1974 |
OCCASIONE | Omelia, Venerdì III Settimana Tempo Quaresima |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI |
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