Sir 47, 2-11 (gr); Mc 6, 14-29
Avete sentito il martirio di Giovanni Battista, un martirio causato dall’odio di chi, impuro, chiude tutta la sua anima all’amore e alla comprensione. L’impuro è egoista per definizione e più uno è impuro, più affonda nell’egoismo. Il martire Giovanni Battista.
Un altro martire ricorda ora la Chiesa, in quest’oggi: Paolo Miki, un giapponese, morto crocefisso con altri ventitre suoi compagni e sempre in odio alla fede e sempre nello stesso segno, sempre cioè nell’odiare la croce, perché la croce è ricordo di quanto ha fatto il Signore, è dimostrazione di quello che ci ha dato, è annuncio che, solo unendoci alla croce, noi siamo salvi. Non per niente furono crocefissi questi martiri giapponesi del diciassettesimo secolo, proprio in odio alla croce del Salvatore.
Ecco, che cosa risplende nel loro martirio? Voi ricordate che cosa ha parlato eloquentemente nella vita di Giovanni Battista: la preghiera. Bene, è veramente commovente leggere la storia del martirio di questi giapponesi, un inno meraviglioso di preghiera. Solo la morte ha chiuso la loro bocca ma quella morte, che ha chiuso la bocca, ha aperto la porta del cielo dove l’inno a Dio è continuo.
Io vorrei che questa sera comprendessimo questo, come la nostra vita cristiana ha bisogno di preghiera per essere autentica, per essere vera, per essere forte, come senza preghiera non realizziamo.
Il Cuore di Gesù è stato il santuario, da dove si è innalzata la preghiera di propiziazione al Padre, di lode e d’amore. Vero ritorno dell’umanità al Padre è stato il ritorno della preghiera e Gesù ce n’ha aperto la via, Gesù ha pregato.
Giovanni Battista s’era ritirato nel deserto fin dai suoi primi anni e aveva passato la vita così, nel benedire Dio là nelle solitudini, benedirlo anche per chi non lo benediva. Gesù, ecco il grande maestro della preghiera, anche lui nel deserto ma non solo nel deserto, tutta la sua vita è stata sostanziata di preghiera. Gesù ha pregato, la Madonna ha pregato, i santi hanno pregato. Quanto ci dobbiamo vergognare se non apprezziamo abbastanza la preghiera, se crediamo d’essere bravi, di fare il nostro dovere senza preghiera. Abbiamo bisogno di pregare, abbiamo urgenza di porci tutti i giorni davanti a Dio con sempre maggiore fervore, perché anche le nostre poche preghiere come sono distratte! Come sono svogliate! Come sono intonate male, come sono fuori fase! La fase del regno di Dio, dico! Queste povere preghiere tiepide, egoiste. Oh, quanto ci dobbiamo pentire di non saper pregare, di apprezzare poco la preghiera!
Chiediamo al Cuore di Gesù, in questo primo venerdì del mese, questo impegno del pregare, questo impegno del sapere pregare bene.
CODICE | 76B5O01333P |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 06/02/1976 |
OCCASIONE | Omelia, Venerdì IV settimana Tempo Ordinario, Primo Venerdì del mese, Memoria di San Paolo Miki e compagni |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Martiri uccisi in odio alla fede, Preghiera |
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