Gv 6, 37-40.
Dio è infinito amore e ci ha mandato Gesù per la nostra salvezza naturale e soprannaturale; e Gesù chiama tutte le anime e nulla può strappare da Gesù queste anime, se non una cattiva volontà. Il mezzo ordinario e necessario per appartenere alla Chiesa, come realtà mistica e storica, è il Battesimo ma Dio non è legato ai suoi mezzi e sappiamo che, essendo infinita carità, Gesù ha tanti altri mezzi straordinari.
Ecco perché celebriamo queste esequie in una grande speranza, in una grande volontà di essere degni di questa speranza. La comunità prega, la comunità vive in questa certezza di amore e, nella preghiera per i genitori e nella viva attesa delle consolazioni di Dio, siamo pienamente certi che tutto si compie non a caso, non per un castigo, ma per un piano di misericordia e di grazia.
E dobbiamo vivere proprio così, crescendo la nostra fede, perché la fede, che è un mirabile aiuto, è la nostra certezza, è la nostra forza, è il nostro tutto. La fede! Abbiamo molta fede, non lasciamoci mai sgomentare dalle cose che passano. Abbiamo molta fede, una fede grande, generosa e, nella fede, abbiamo molta preghiera. La preghiera è proprio il dono della fede, nella preghiera la fede cresce ed è una corrispondenza meravigliosa. Crescere nella fede e nella preghiera, crescere nel valutare la nostra vita, nel dare un senso sempre più forte alle nostre azioni: noi siamo fatti per l’eternità, noi siamo fatti per Dio e la nostra vera abitazione è il Paradiso.
Tendiamo al Paradiso, poniamoci con sempre maggiore forza nella tensione al Paradiso, perché sia così serena e forte la nostra vita.
CODICE | 84EHO01363F |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 18/05/1984 |
OCCASIONE | Omelia, Venerdì IV settimana di Pasqua − Funerale |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Fede ed eternità |
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