21/03/1980 - Omelia Venerdi IV Quar

Sant’Ilario d’Enza, 21/03/1980
Omelia, Venerdì IV settimana Tempo di Quaresima

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Sap 2,1. 12-22; Gv 7,1-2. 10. 25-30

“Io però Lo conosco”, la conoscenza che Gesù ha del Padre, la conoscenza che Gesù vuole che noi abbiamo del Padre. Troppo spesso noi commettiamo dei veri peccati di viltà, pensiamo che non siamo adatti a una spiritualità forte e vivace, pensiamo di non essere adatti e siamo solo dei pigri, che non vogliono compiere quelle necessarie purificazioni, quegli sforzi che si richiedono per salire alla contemplazione di Dio. Gesù è venuto non a raccontarci delle cose terrene, ma a raccontarci delle cose celesti. Gesù sottolinea questa sua rivelazione, la sottolinea perché dobbiamo anche noi, ascoltando le parole di Gesù, salire alla adorazione serena della Trinità Santissima. Dobbiamo salire e la nostra salita è la nostra disponibilità di preghiera, è il nostro sforzo, è la nostra pratica generosità. Ogni giorno ci deve servire per conoscere di più Dio e poterlo così sempre amare. Ha detto Gesù che Lui è la via, cioè non saliamo al Padre se non per mezzo di Lui. È allora, conoscendo Cristo, ammirando, amando, impegnandoci nello studiarne gli esempi, che noi possiamo salire, che noi possiamo veramente progredire. E allora la verità, cioè questa contemplazione, ci libera; la sua verità ci porta molta serenità, molta pace e allora, custodendo la Parola di Dio in cuore buono e sincero portiamo frutto con la nostra perseveranza. Perché si dice che è il povero che sale, che è ascoltato: “Ascolta, Signore, il grido del tuo povero”? Proprio perché si chiama povero colui che non è attaccato alle cose della terra, alle visioni di terra, che non ha i suoi interessi prevalenti nelle cose di questo mondo, ma ha lo sguardo fisso in alto: aspetta dal Signore, la sua gloria è essere col Signore. I cattivi, coloro che seguono una via sbagliata, dice la prima lettura, non conoscono i segreti di Dio né credono alla ricompensa, ma il povero sa di essere in comunicazione continua con lo Spirito di Dio, col dolce ospite dell’anima e si lascia guidare da Lui. Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito. Ecco, la nostra ferita deve essere una ferita di amore, una ferita di desiderio, una ferita sempre aperta, ma sempre più portatrice della vera pace, del vero senso della vita.

CODICE 80CMQ01343N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 21/03/1980
OCCASIONE Omelia, Venerdì IV settimana Tempo di Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
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