10/03/1978 - Omelia Venerdi IV Quar

Sant’Ilario d’Enza, 10/03/1978
Omelia, Venerdì IV Settimana Tempo Quaresima

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Sap 2,1. 12-22; Gv 7,1-2. 10. 25-30

La verità e la morale, che noi abbiamo ricevuto da Gesù, non è nostra, è sua. Sulle verità della fede e sulle leggi che noi dobbiamo osservare non possiamo mai scendere a compromessi, proprio perché la verità è Gesù, Lui che dona a noi, noi che prendiamo continuamente dal suo Cuore, noi siamo il prolungamento di Cristo nel tempo e nello spazio.

Il cristiano deve pensare alla sua grande dignità, la dignità che lo porta ad essere un membro di Cristo, un membro vivo ed operante di Cristo, un membro in cui Cristo vuole realizzare ancora la sua vita, vuole realizzare la sua linea, vuole realizzare la sua opera di salvezza e di redenzione. Ecco perché Gesù dirà: “Non c’è discepolo di più del maestro” (Mt 10, 24), “Se hanno criticato le mie parole, criticheranno anche le vostre, se non hanno accettato quello che faccio io, non accetteranno quello che farete voi” (cfr Gv 15, 20).

Questa identificazione del cristiano con il Cristo è quello che spiega tutto, è quello che spiega il contrasto segnalato dal libro della Sapienza, tra il giusto e il mondo cattivo. Il cristiano sa che con il mondo non si può venire a compromessi, non si può venire a compromessi proprio perché Cristo ha fatto così e noi dobbiamo proseguire il suo luminoso esempio. Noi dobbiamo voler bene a tutti gli uomini, ma non possiamo voler bene a tutte le idee. Noi vogliamo bene alla persona dell’uomo, ma l’errore dobbiamo scartarlo, buttarlo via con tutte le forze. Non si dà una mezza verità e un mezzo errore. La discriminazione tra la luce e le tenebre è assoluta: o uno è luce o uno è tenebra e Gesù ci ha detto che dobbiamo essere la luce, non perché noi abbiamo una sapienza. Non si tratta di difendere le nostre idee, le nostre opinioni. Non si tratta di difendere la nostra morale, il nostro costume. Si tratta di difendere la verità di Gesù, l’insegnamento morale che Lui ci ha dato. Ecco perché non è possibile alcun compromesso, ecco perché noi dobbiamo essere totalmente ostili al mondo, intendendo per mondo quel complesso di principi, di massime, di comportamenti contro Gesù Cristo.

Alcuni sbagliano quando aprono le braccia, non al fratello, ma agli errori del fratello. Noi dobbiamo amare un uomo che sbaglia, ma non dobbiamo amare lo sbaglio. Noi dobbiamo comprendere il peccatore che erra, ma l’errore deve essere assolutamente rifiutato da noi e odiato.

È un principio molto elementare, sul quale però spesso avvengono dei compromessi tristi, anche da persone che sembrerebbero intelligenti ed equilibrate. Non si può. Il mondo deve essere categoricamente rifiutato. Se vogliamo seguire Gesù non possiamo metterci con un altro padrone, lo ha detto Lui stesso: “Non potete servire a due padroni” (Mt 6, 24).

Questo senso dell’appartenere al Cristo, di essere depositari della sua verità e della sua morale, ci deve confortare molto, ci deve rendere molto forti, ci deve fare rifiutare tutto ciò che è indegno di Gesù, tutto ciò che gli dispiace.

Dobbiamo seguire una linea retta, una linea chiara, una linea senza equivoci.

I cristiani non possono in alcuna maniera diminuire qualche cosa di quello che hanno ricevuto, anche se tutti dicessero diverso, tutti. Diceva san Paolo ai suoi cristiani: “Anche se venisse un angelo e vi dicesse diverso da quello che vi ho detto io, non credetegli” (Gal 1, 8); anche se venisse un angelo, perché Paolo proclamava la verità di Gesù e nessun angelo può essere contro Gesù.

Questa Quaresima cerchiamo di vedere quanta rettitudine, quanta fortezza, quanta limpidità abbiamo messo nelle nostre relazioni con le persone, amandole di cuore, ma rifiutando sempre, in ogni occasione, in blocco, gli errori che queste persone possono professare.

Siamo di Dio e Cristo ci ha portato a Dio. Non possiamo essere di Satana e del suo servo che è il mondo.

CODICE 78C8Q01343N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 10/03/1978
OCCASIONE Omelia, Venerdì IV Settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Identificazione del cristiano con Cristo
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
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