10/05/1985 - Omelia Venerdi V Pasqua Funerale

I momenti di tanto dolore sono momenti che richiedono tanta fede, perché solo la fede va al di là delle apparenze.

Cristo Signore è morto perché noi avessimo la vita e l’ avessimo piena. Solo il Signore ha dato un perché e un senso alla nostra vita e alla nostra morte; ha detto che con la morte non si termina tutto, si incomincia e si passa dal tempo all’eternità, da quaggiù a lassù. E uno raccoglie ciò che ha seminato.

Ecco perché la fede grida a gran voce, ecco perché la fede posta nel nostro cuore porta il frutto di maggiore coraggio e di maggiore consolazione.

Noi preghiamo: ecco l’atteggiamento di chi ha fede. Noi preghiamo, preghiamo perché sappiamo con la preghiera di essere in comunione anche con chi, apparentemente, ci ha lasciato. Noi preghiamo, perché possa la defunta avere il premio dei suoi sacrifici, della sua opera, dei suoi dolori, della sua tribolazione, perché possa la grazia di Dio consolare i familiari, ai quali noi siamo vicino solidali, partecipando della loro sofferenza.

Noi preghiamo e la nostra preghiera è segno del nostro affetto, della nostra comprensione, della nostra fraternità.

Alziamo gli occhi al Signore Gesù: egli, morto, è risorto e vive ed è il Signore dell’universo. Noi ci chiniamo davanti a lui e desideriamo per la defunta il premio delle opere buone che ha fatto; noi desideriamo che possa ancora continuare la sua opera di mamma, la sua opera di tenerezza, la sua opera di bontà.

Così, il tempo passa e il Signore è al di sopra del tempo e in lui ci rifugiamo, perché rifugiarsi in Dio è comprendere il senso della nostra esistenza, il senso del nostro futuro.

Facciamo molte opere di bene, abbiamo una grande fede che capisce e intuisce e siamo sicuri che il Signore consolerà le lacrime e darà un senso e una forza a tutto.