Ger 20,10-13; Gv 10,31-42
La liturgia di stasera ci parla di contrasto, di lotta. Nella prima lettura è il profeta Geremia che denuncia con forza le persecuzioni che lo stringono. Ha tutti contro. È nell’angoscia. Tutti i suoi amici, perfino i suoi amici, e l’amarezza diventa abisso, spiavano la sua caduta. Geremia sa che c’è una sola sicurezza: è il Signore. Nel Vangelo abbiamo visto come Gesù è continuamente assediato da persone che non calcolano il ragionamento, non vedono le opere, non si commuovono davanti alle sue parole, non si lasciano trascinare dalla sua maestà, han sempre i sassi in mano per ucciderlo e lapidarlo. E chi c’era di più meraviglioso di Gesù? E chi era più magnifico di Lui? E chi poteva persuadere meglio di Lui? Ma l’uomo quando è insatanito, quando si è lasciato occupare dal male, non capisce più, non sente più. L’uomo diventa una valanga che va a valle. Non capisce più. Il mistero del male si spiega così. Il mistero del peccato ha questa unica e sola chiarificazione. Dobbiamo allora ricordare le parole del Signore: “Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi. Perché non c’è un discepolo maggiore del maestro”. Perciò l’avere tentazioni, l’avere ostacoli, essere presi in giro da coloro che sono diventati strumenti di male, non ci deve turbare, non ci deve far vacillare. Ci deve lasciare profondamente tranquilli perché siamo nell’ordine, perché siamo nel segno che Gesù già ha tracciato. Se poi, e sono ancora parole di Gesù: “Se voi foste del mondo, il mondo non vi perseguiterebbe, ma io vi ho preso fuori dal mondo. Voi non siete del mondo”. Sono parole molto grandi di Gesù, che devono scendere fino in fondo a noi, perché dobbiamo essere molto coraggiosi. La fede domanda molto coraggio in questo mondo. La fede domanda molta generosità. Domanda anche a chi è giovane di essere già maturo nelle idee, pronto nei riflessi, di essere già un testimone. Noi, lo sappiamo, siamo assediati da tante infiltrazioni di male. Sono assediati i nostri bambini e la società sappiamo in quale abisso di corruzione in tanti settori è caduta: dalla pornografia agli spettacoli osceni, ai cattivi esempi, alle cattive parole, ai cattivi incitamenti. Ci ritornano le parole dell’apostolo san Giovanni: “Tutto il mondo è posto nel maligno”. Per essere vittoriosi bisogna tenere dunque nel cuore molta sicurezza: la sicurezza della presenza di Gesù in mezzo a noi, la sicurezza della sua grazia nel nostro cuore, la sicurezza del suo aiuto e della sua misericordia. Non bisogna avere paura, perché chi si vergogna di Lui si pone già fuori del suo Regno. Gesù è la nostra gloria, non ci possiamo in nessuna maniera vergognare. Oggi ricordiamo il primo venerdì del mese. Il Cuore di Gesù. E dobbiamo entrare nei sentimenti di questo Cuore, per vivere bene la settimana Santa, perché tra gli altri effetti ci deve rendere coraggiosi. Vedendo come è stato trattato Gesù, certo non ci dobbiamo meravigliare se siamo trattati male anche noi come cristiani. L’esempio ci viene luminoso dalla Beata Vergine Maria vicino alla Croce. Lei, la Madre del condannato, era là, forte, serena, in una immensità di dolore, ma in una fortissima posizione. Dobbiamo chiedere alla Madonna che ci faccia entrare nei sentimenti del cuore di Gesù perché dobbiamo saper ripetere le parole dell’apostolo san Paolo: “Di nessuna altra cosa io posso gloriarmi, se non nella Croce del Signore nostro Gesù Cristo, nella quale sta salvezza e sta gioia”. La nostra gloria è la croce. E la croce per gli altri è ignominia, è disprezzo. La croce è la nostra salvezza ed è il fondamento della nostra speranza. Guardiamo e impariamo a guardare la croce per acquistare sempre maggiore generosità, sempre maggiore fortezza.
CODICE | 74D4Q01344N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 05/04/1974 |
OCCASIONE | Omelia, Venerdì V Settimana Tempo Quaresima |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI |
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