06/04/1979 - Omelia Venerdi V Quar

Sant’Ilario d’Enza, 06/04/1979
Omelia, Venerdì V Settimana Tempo Quaresima

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Ger 20,10-13; Gv 10,31-42

“Conoscete che il Padre è in me e Io nel Padre”. Questa è la rivelazione che abbiamo ricevuto. Abbiamo saputo dalla bocca stessa di Gesù il grande mistero, quel mistero che dice san Paolo “era nascosto da secoli”. Noi lo abbiamo saputo. Ognuno di noi lo sa. Lo sa con certezza. E lo ha esperimentato. Gesù è nel Padre. Ed essendo noi il Corpo di Gesù, anche noi siamo nel Padre. Cioè il grande capolavoro dell’amore di Dio è stato quello per cui nel battesimo uno diventa membro del Corpo di Gesù, membro del suo Corpo, un tutt’uno con Gesù. E perciò diventa figlio di Dio e realizza con gli altri la Chiesa. Troppo poco noi meditiamo sul battesimo, il nostro battesimo, quel battesimo che è sempre attuale, perché portiamo in noi il carattere di battezzati. È un sacramento che dura sempre perché ci ha inseriti meravigliosamente in Cristo e nel suo Corpo noi rimaniamo sempre. E il Signore, unendoci a sé, ci ha comunicato tutta la ricchezza della sua vita divina, tutto lo splendore della sua grazia. Dobbiamo sentirci molto ricchi in Cristo e dobbiamo deprecare la nostra insensibilità per cui viviamo molti giorni senza nemmeno ricordare questo mistero di cose che opera in noi, questa profonda ricchezza di cui siamo partecipi. E Gesù continua in noi la sua opera. Perché è voluto restare nell’Eucarestia? Perché noi, in un certo senso, potessimo toccarlo nella sua realtà umana. E attraverso la sua umanità si compisse in noi una pienezza di vita, una pienezza d’amore. Perché viene in noi nella comunione se non per trasformarci in Lui? Non è noi che trasformiamo questo cibo divino. È il cibo divino che viene per renderci veri figli di Dio, ricchi di spiritualità e di fede. Quanto dobbiamo restare nel ringraziamento! Nello stupore! Quanto dobbiamo apprezzare questa meraviglia! Quanto dobbiamo rendercene coscienti, sensibili! Quanto attivismo dobbiamo dare! Non è forse vero che l’Eucarestia opera in noi nella stessa misura in cui noi siamo recettivi? In cui noi apriamo il nostro cuore e ci rendiamo disponibili? Perché allora tanta povertà di vita, tanta miseria di peccati, tanta ripetizione noiosa di difetti, se non perché non viviamo il nostro battesimo e non ci portiamo a Cristo Signore con tutta la disponibilità piena e totale del nostro cuore? Apriamoci, apriamoci con coraggio e con fede, viviamo particolarmente bene la nostra Eucarestia. Cerchiamo che questa quaresima ci dia il gusto del Pane del cielo, ci dia la possibilità di una nuova creatura che deve realizzarsi in noi. Fatti a sua immagine, dobbiamo rinnovare in noi la grazia perché rivestiti di Cristo possiamo sempre dargli gloria.

CODICE 79D5Q01344N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 06/04/1979
OCCASIONE Omelia, Venerdì V Settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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