01/06/1984 - Omelia Venerdi VI Pasqua Nov Pent 1

S. Ilario d’Enza, 01/06/1984
Omelia, Venerdì VI settimana Tempo di Pasqua, Novena di Pentecoste − I giorno

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At 18, 9-18; Gv 16, 20-23.

In questa Novena dobbiamo ricordare, e soprattutto vivere, un punto fondamentale della vita cristiana: la santità viene dall’alto. È lo Spirito che consacra la nostra umanità (*), che rende la nostra anima adatta ad essere e a realizzarsi come figlia di Dio. È lo Spirito Santo che pone in noi la grazia santificante. È lo Spirito Santo che pone in noi i suoi doni, cioè delle attitudini, delle perfezioni celesti, per mezzo delle quali il nostro animo diventa docile, pronto alle mozioni, alle costruzioni dello Spirito d’amore.

Troppe volte, anche nel bene, siamo afflitti da quello che chiamiamo il «naturalismo», cioè facciamo dipendere da noi, dalle cose umane, dalle circostanze che passano, invece di sentire come tutto quello che si svolge in noi viene dallo Spirito della santificazione, dalla terza persona della Santissima Trinità. Dobbiamo allora persuaderci del nostro assoluto, chiaro non potere, e persuaderci che la nostra vita spirituale deve essere posta nella dipendenza, nell’invocazione, nella voce nostra di supplica. Il Signore è pronto a fare in noi, è pronto a fare cose meravigliose.

Diceva la Madonna, nostro modello: “Ha fatto grandi cose in me Colui che è potente” (Lc 1,49). È questo il sentimento che ci deve pervadere, è questa la persuasione nostra. Noi dobbiamo avere una crescita di una vitalità intima nostra che è una partecipazione alla vita stessa di Dio, non dobbiamo accontentarci di virtù «umane», del buon senso o dell’onestà umana, dobbiamo avere delle virtù «soprannaturali».

È lo Spirito Santo che ci dà la fede e la fede ci fa vedere le cose dal punto di vista di Dio; è lo Spirito Santo che ci dà i desideri veri, i desideri che ci muovono, i desideri del cielo, i desideri delle cose del cielo, i desideri di intrattenerci nelle cose del cielo; è lo Spirito Santo che ci dà il vero amore, l’amore forte, l’amore soprannaturale che vince tutto, perché è Lui che lo diffonde nei nostri cuori. È lui.

Cerchiamo allora in questa Novena di porci in questa posizione, nella posizione dell’attesa, nella posizione dell’invocazione. Facciamo nostro ciò che san Paolo dice: i “gemiti” (cfr Rom 8, 26), che ogni anima deve avere per sentire la povertà delle cose terrene e il desiderio e l’ansia delle cose celesti. Stiamo in molta preghiera, in molta invocazione. Dipenderà dalla nostra invocazione supplice, umile, totalmente abbandonata, dipende da questo tutto il nostro profitto. Il nostro tempo deve essere tempo di grazia.

E ringraziando il Signore di quello che dona, soprattutto ringraziando il Signore del tempo propizio, lo ringrazino soprattutto coloro che sono nel tempo più propizio alla santità: il tempo della giovinezza. Ringraziando il Signore di questa età, volere a tutti i costi essere condotti dallo Spirito a riempire il tempo di santità, a fare della santità l’ideale e il sospiro continuo di ogni giorno.

(*) da appunti

CODICE 84F0N01365N
LUOGO E DATA S. Ilario d’Enza, 01/06/1984
OCCASIONE Omelia, Venerdì VI settimana Tempo di Pasqua, Novena di Pentecoste − I giorno
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI La santità dono dello Spirito Santo; dipendenza da Dio
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