20/05/1977 - Omelia Venerdi VI Pasqua Nov Pent 1

Sant’Ilario 20/05/1977
Omelia, Venerdì VI settimana Tempo Pasqua, Novena Pentecoste - I giorno

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At 18, 9-18; Gv 16, 20-23

Ci proponiamo durante questa Novena di riflettere sui doni dello Spirito Santo. Cosa sono i doni dello Spirito Santo? Voi ricordate, quando la grazia entra in un’anima, la eleva al piano soprannaturale, perché la rende veramente figlia di Dio, ma l’anima è incapace di agire, è incapace di produrre frutti, è incapace di muoversi.

Ecco allora che il Signore infonde nell’anima le virtù soprannaturali e i doni dello Spirito Santo, le virtù soprannaturali, soprattutto le virtù teologali: la fede, la speranza e la carità. E infonde i doni dello Spirito, che sono facoltà che portano l’anima a camminare forte, ad avere veramente i sentimenti dello Spirito e la forza dello Spirito. Per distinguere, vi faccio un paragone. Le virtù infuse ci aiutano a camminare, ma i doni dello Spirito ci fanno addirittura sorvolare. Come una mamma, che guida il suo bambino, gli insegna a camminare, lo tiene per mano e lo aiuta a camminare: sono le virtù infuse; ma ad un certo momento vi sono degli ostacoli, bisogna far presto, la madre solleva il suo bambino e gli fa sorpassare di colpo gli ostacoli: sono i doni dello Spirito. Sono come un istinto, un istinto soprannaturale che dà facilità, che dà slancio, che dà grande potenza di amore.

Sui doni dello Spirito dobbiamo insistere, perché fin dalla Cresima li abbiamo imparati, ma poche anime li lasciano agire, poche anime. Sono poche, perché i doni dello Spirito richiedono, per agire, molta purificazione nell’anima, molta docilità, richiedono una docilità perfetta.

Dobbiamo metterci dunque in disposizione, perché questi doni possano veramente agire in noi.

E incominciamo con il dono del Timore di Dio. Il Timore di Dio influisce nell’anima perché l’anima abbia un sommo rispetto, una somma riverenza dell’infinita maestà di Dio e tema di contristarlo per la sua grandezza. Nell’anima allora è infusa una grande cognizione di Dio, una cognizione che sorpassa di gran lunga le cognizioni naturali, che sorpassa il semplice esercizio della fede. Nell’anima si crea una vera percezione di quanto è grande Dio e di quanto è meraviglioso, e come sia un sommo male il peccato, come sia una stoltezza, come ogni peccato sia sommamente da detestare.

Ecco perché allora l’anima sente che non c’è nulla di più prezioso della grazia, sente il bisogno di una grande delicatezza di coscienza e perciò fugge tutto quello che può indurlo al peccato, tutto quello che in qualche maniera può essere occasione, può essere pericolo. L’anima diventa timorosa, ma timorosa non in un senso umano, perché d’altra parte è molta coraggiosa, timorosa di tutto quello che può dispiacere anche lievemente a Dio. Nell’anima si infonde molto desiderio di fare la volontà di Dio, di farla a tutti i costi, di farla in tutte le occasioni e, siccome l’anima capisce bene come i beni della terra, le cose della terra sono un inciampo, sono un ostacolo, l’anima si distacca dalle cose della terra, l’anima si libera secondo la beatitudine: “Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli” (Mt 5, 3).

È entrando proprio nel significato profondo della prima beatitudine che l’anima progredisce, che l’anima corrisponde. Come dobbiamo chiederlo questo dono dello Spirito Santo! Come ci dobbiamo allenare in questa purificazione del cuore! Lo Spirito Santo non entra in un cuore macchiato dal peccato, entra tanto più, quanto più un’anima si è veramente purificata. Cercare la purificazione, cercare l’umiliazione della purificazione, lo sforzo della purificazione, cercare l’impegno per essere veramente donati in tutto a Dio.

Resti quindi così il nostro proposito: un proposito per essere dei veri cristiani, docili allo Spirito, che si distaccano dalle cose di questa terra, che usano i beni di quaggiù unicamente come mezzi per salire a Dio, per fare del bene, per arrivare al Cielo. Non si attaccano, hanno veramente il cuore povero, povero nel senso migliore della parola, il cuore da re, il cuore che non si ferma a mendicare i piaceri di questo mondo, ma va direttamente al Signore, ma vuole solo e unicamente quello che piace a lui.

Chiediamo con insistenza il dono del Timore ed esercitiamolo particolarmente attraverso le nostre opere di penitenza, attraverso i nostri esami di coscienza, attraverso le nostre Confessioni.

Chiediamo la grazia allo Spirito Santo di fare con profitto e con frequenza le sante Confessioni. Soprattutto, chiediamo che ci faccia conoscere i nostri attaccamenti spirituali, quegli attaccamenti che sono l’origine di tutti i nostri difetti: il nostro orgoglio, il nostro egoismo, il desiderio di cose che non sono secondo la volontà di Dio.

In questa grazia ci sarà un vero nostro profitto.

CODICE 77ELN01365N
LUOGO E DATA Sant’Ilario 20/05/1977
OCCASIONE Omelia, Venerdì VI settimana Tempo Pasqua, Novena Pentecoste - I giorno
DESTINATARIO Parrocchia
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Virtù teologali e doni dello Spirito Santo. Timore di Dio, Beati i poveri
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