At 18, 9-19; Gv 16, 20-25
Il Signore Gesù ci ha presentato lo Spirito Santo e ce lo ha promesso come colui che consola, come colui che dona.
Ecco perché parliamo volentieri e insistentemente dei doni dello Spirito, o diciamo ancora dei frutti che lo Spirito Santo fa maturare nelle anime che lo accolgono, che lo amano, che sono docili. La docilità allo Spirito è la condizione base. Perché allora parliamo di obbedienza allo Spirito Santo, se non perché diciamo che questo atteggiamento è l’atteggiamento di sicurezza? Siamo sicuri così, come il navigante che sa raccogliere il vento con la sua vela ed è diretto al porto.
Dobbiamo allora in questa Novena della Pentecoste preparare nei nostri cuori delle disposizioni, disposizioni che non ci danno i doni, ma che preparano l’ambiente, il terreno. Torna la Parola del Signore: “La parola di Dio è un seme”, si tratta di essere un terreno adatto.
Vorrei che allora pensassimo prima di tutto una virtù forte che è un insieme di tante virtù: la pazienza, il sapere attendere, il sapere aspettare i tempi, i tempi che il Signore può e vuole usare.
Vorrei che capissimo come l’opera di Dio è una grande opera, che richiede però una intelligenza da parte nostra, l’intelligenza di lasciarlo fare, l’intelligenza di capire i tempi della sua azione, i modi della sua azione.
È indubitabile che il Signore agisce in noi, che il suo Spirito, dal giorno del nostro Battesimo, è in noi per creare, è in noi per purificare, è in noi per trasformare. Lo Spirito Santo ha preso dimora nell’anima di colui che è in grazia e vuole, vuole di una volontà efficace, di una volontà onnipotente, vuole però in collaborazione con la nostra libertà.
Il primo atto allora per noi è un atto di fede: credo che lo Spirito Santo vuole fare di me un membro adatto al Corpo di Cristo che è la Chiesa. Credo e perciò collaboro con lui; non mi spazientisco, non mi inquieto, non mi agito, non penso che tutto dipenda da me, non penso che il tempo sia perduto. Il mio credo mi pone nelle condizioni migliori per dire: so che lo Spirito Santo mi ama, so che mi dà la capacità di amare. È in questa costruzione di verità e di amore che si attua, nella mia anima e attorno a me nella Chiesa, il regno di cui ha parlato il Signore.
Perciò una grande docilità, un acconsentire senza indugi e senza remore; un dire di sì secondo l’atteggiamento fondamentale, di cui la Madonna è stata un esempio così sublime: il sì. È in questa maniera che allora anche gli ostacoli più gravi verranno superati in serenità e in gioia.
CODICE | 75E8N01365N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 09/05/1975 |
OCCASIONE | Omelia, Venerdì VI settimana Tempo Pasqua, Novena Pentecoste - I giorno, |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Docilità allo Spirito Santo |
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