At 25, 13-21; Gv 21, 15-19
Tutto allora sta nell’amore, se noi amiamo Dio. Quando compariremo davanti al giudizio di Dio, saremo proprio giudicati da questo, se avremo amato, cioè se avremo superato quella barriera di egoismo, di cattiveria, quella stonatura che ha posto in noi il peccato originale e che si è accresciuta mediante le nostre infedeltà. O si è nell’amore o si finisce nell’odio, l’Inferno infatti non è che l’odio reso eterno.
Il vivere dunque nella Chiesa, il vivere la carità e l’amore nella Chiesa è indicato e sostenuto proprio da questo: il parametro del nostro amore agli uomini è l’amore a Dio. Se amiamo Dio, se ci sentiamo nella Chiesa così presi dall’amore di Dio, guidati dall’amore di Dio, sorretti e sostenuti dall’amore di Dio, ecco, noi indubbiamente siamo sicuri, perché il Signore ha voluto la Chiesa, l’ha voluta come l’assemblea del suo amore, l’ha voluta come la comunione degli animi in lui e con lui. È infatti Gesù il nostro capo e noi siamo sue membra; essere nella Chiesa è dunque sentire questo legame, un legame profondo a Cristo, un legame profondo a tutto quello che è con lui, ad ogni anima vicino o lontana, ad ogni anima perché c’è il suo sangue. Una goccia del suo sangue è stata versata per tutti ed è per questo che allora comprendiamo la funzione della Chiesa: la Chiesa ci deve aiutare a progredire nell’amore di Gesù, a progredire nell’amore dei fratelli. La Chiesa è stata voluta dal Signore così, come la creatura uscita dal suo cuore squarciato: “Mi ami tu?”, dice a Simon Pietro, “Pasci!”. Ecco, non c’è compito nella Chiesa fuori dall’amore, non c’è responsabilità se non si ama; la responsabilità vera ci viene così, in una comunione profonda con il Cuore di Cristo che redime, con il Cuore di Cristo che salva. Ma quand’è che noi amiamo? Noi amiamo quando siamo insieme a Gesù, quando abbiamo la stessa sua mente: pensare come lui, quando abbiamo lo stesso suo sentimento: palpitare come palpita lui, quando insieme con lui facciamo le nostre scelte, nell’ubbidienza e nell’amore al Padre. Ubbidire vuol dire sentire le esigenze supreme dell’amore; chi ama capisce, chi non ama non può capire.
Ecco, stasera allora chiediamo l’Amore di Dio che è lo Spirito Santo diffuso nel nostro cuore, chiediamo che nello Spirito Santo sappiamo amare il Padre con Gesù e sappiamo amare gli altri, collaborando alla loro salvezza.
CODICE | 75EFN01366N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 16/05/1975 |
OCCASIONE | Omelia, Venerdì VII settimana Tempo Pasqua, Novena Pentecoste - VIII giorno |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Amare |
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