14/08/1987 - Omelia Venerdi XIX Funerale

Gv 11, 32-45.

“Gesù scoppiò in pianto”. Anche noi piangiamo del suo pianto; piangiamo perché è stata presa da noi un’anima così cara e così buona. Ma del pianto di Gesù noi piangiamo con la certezza della risurrezione, con la certezza del trionfo della risurrezione.

Vorrei che il suo esempio restasse vivo nel nostro animo, restasse sempre, perché ha saputo fare la volontà di Dio, ha bevuto fino in fondo quello che si chiama il «calice del dolore». Quello che ha sofferto non si può dire; ha sofferto tanto e con coraggio. È stata un esempio di fede, di vivissima fede, una testimonianza di fede: ha saputo guardare oltre al confine del quotidiano, oltre le cose che passano; ha saputo vedere ed è stata forte della fortezza di chi crede, di chi spera, di chi ama il buon Dio. È stata forte e ha offerto così la sua giovinezza come un olocausto: ha offerto e ha realizzato in questa offerta il suo amore, la sua voglia di vivere, la sua esuberanza. Si è donata al Signore sapendo che il Signore va al di là di quelli che sono i nostri progetti, le nostre umane imitazioni. Ha saputo donare e nella vita è il grande dono che va valorizzato, il dono dell’esistenza come vuole Dio, secondo quello che Lui domanda a noi.

Ecco, noi vogliamo portare nel cuore forte e grande il suo ricordo, vogliamo essere sinceramente pronti: per ognuno la sua strada, per ognuno le sue prove, per ognuno la vittoria su tutte le difficoltà.

Ci uniamo alla preghiera di tutti quelli che l’hanno conosciuta ed amata: ci uniamo al dolore della famiglia, sappiamo quanto grande e gigante; ci uniamo alla sofferenza del suo fidanzato, sapendo che i legami restano per l’eternità quando sono in Dio; ci stringiamo a suo zio, don Renzo, a cui tanto deve la nostra parrocchia.

Vogliamo che la sua testimonianza resti come un valore fondamentale, un valore vivo, un lavoro di grazia che trasformi e vivifichi. Ci offriamo anche noi per fare la volontà di Dio, per fare sempre meglio quello che il Signore vuole da noi tutti i giorni.