16/08/1985 - Omelia Venerdi XIX Ord Anniversario morte

Gs 24, 1-13; Mt 19, 3-12

Chi ha fede vede oltre gli orizzonti di questa terra, sa che abbiamo una certezza che non viene meno, sa che la vita presente è una vita breve e piena di difficoltà, ma che vi è una seconda vita, che è eterna, ed è la vita che ogni cristiano fedele avrà a somiglianza di Gesù, perché il cristiano è un membro di Gesù e un cristiano deve partecipare della forza della vita di Gesù, deve partecipare al suo Mistero Pasquale. Vive la vita come Gesù, si unisce nella morte alla Morte di Gesù, perciò partecipa alla sua Risurrezione.

Stasera noi siamo uniti in un ricordo e in una preghiera. Noi sappiamo come ha creduto, come quest’anima ha tradotto la sua fede, come ha sentito il suo dovere, come ha sentito il dolore e la sofferenza, come l'ha unita a Cristo crocifisso, come è passata da lui.

Ecco, l’esempio suo ci sproni a vivere con completezza e con forza la nostra vita cristiana; ci sproni perché possiamo vincere tutte le nostre difficoltà ed essere insieme con lei nella gloria del Signore. E ci raccogliamo in preghiera, perché la preghiera il Signore l’ha resa così potente che passa i limiti del nostro orizzonte, della nostra possibilità umana; è preghiera di comunione, è preghiera di suffragio, è preghiera di invocazione.

Sia, insieme alla fede, questo tesoro della preghiera anche il nostro tesoro, per unirci a Dio, per unirci tra di noi, per unirci ai nostri defunti. La preghiera valorizziamola sempre tanto, la preghiera è una forza meravigliosa.

Preghiamo, preghiamo molto, perché si compia il regno di Dio, quel regno che la cara defunta ha così desiderato nella sua famiglia e attorno a sé.

Preghiamo, perché nella preghiera sappiamo che il Signore ascolta, che il Signore si china su di noi, che il Signore si lascia veramente rapire tutte le grazie; si lascia rapire perché ci vuol bene, perché vuole solo che noi cerchiamo quello che cerca lui, cioè la nostra vera realtà del tempo e dell’eternità.