Dt 4, 32-40; Mt 16, 24-28
Le parole del Signore sono molto chiare: rinnegare, negare se stessi, è necessario. Ma cosa vuol dire questo negarsi? Non vuol dire perdere la propria identità, non sviluppare i doni ricevuti, sentire la propria vocazione e la propria missione. Negare se stessi è in un senso di superamento, superare le nostre tendenze naturali, quelle tendenze negative che ci porterebbero ai peccati e ai vizi. Superare noi stessi. L’uomo non nasce buono, l’uomo nasce con la tendenza al male, che gli dà il peccato originale. È questa tendenza che è necessario combattere, è questo superamento che è necessario attuare, è questa vittoria quotidiana che, unita alla grazia di Dio, opera meraviglie, opera i veri prodigi. I santi hanno sviluppato meravigliosamente i doni di Dio, perché hanno corrisposto. Bisogna corrispondere, bisogna dire di sì, non bisogna dimenticare che la vita spirituale è chiamata anche “un combattimento”. Bisogna vincere se stessi, i propri difetti, le proprie manchevolezze, i propri vuoti, le proprie lacune. Bisogna che ognuno di noi faccia costantemente il suo esame di coscienza per vedere dove non combatte, dove lascia perdere, dove lascia che la tentazioni laceri, dove in qualche modo può e deve fare di più.
Il combattimento spirituale è una cosa meravigliosa, perché è proprio lì che avviene il rinnegamento ed è vittoria, che avviene il rinnegamento ed è gioia, che avviene il rinnegamento ed è collaborazione al regno di Dio. “Il regno di Dio subisce violenza” e noi vogliamo essere tra il numero degli eletti.
CODICE | 85H8O0533HN |
LUOGO E DATA | Saint Nicholas, 09/08/1985 |
OCCASIONE | Omelia, Venerdì XVIII settimana Tempo Ordinario |
DESTINATARIO | Campeggio ragazze |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Rinnegare se stessi |
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