Ger 17, 5-8; 1Cor 15,12. 16-20; Lc 6,17. 20-26
Quali sono i poveri che Gesù beatifica, che Gesù innalza a principi del suo regno, a possessori del suo regno? “Vostro è il regno dei Cieli” (Lc 6, 20), vostro. Sono coloro che hanno il cuore aperto e il cuore distaccato, il cuore aperto a tutta la grazia e l’invito di Dio, il cuore aperto per tutto quello che si richiede da fare per il regno di Dio, che hanno il cuore distaccato, cioè che intendono bene qual è lo scopo della vita. Perché la maledizione ai ricchi? Perché la maledizione ai sazi? Non è forse perché pongono come scopo della loro vita delle cose che passano, delle cose effimere, delle cose che non meritano?
Il senso della vita è conoscere, amare, servire Dio. Quando la vita serve per questo, serve per la conquista del tutto. Quando la vita non serve per questo è inutile, è vuota, è maledetta, perché “che cosa conta all’uomo guadagnare anche tutto il mondo, se poi perde l’anima?” (Lc 9, 25). E’ la priorità della fede, è la priorità dell’amore, è l’apertura a Dio e ai fratelli. E’ l’apertura a Dio perché Dio parla e ci guida, è l’apertura ai fratelli perché dobbiamo raccogliere il pianto e la sofferenza come cosa nostra. Questa è la vera povertà evangelica, questo noi dobbiamo rimeditare. “Vanità delle vanità, e tutto è vanità” (Qo 1, 2), fuorché amare Dio e servire a lui solo. Passa la scena di questo mondo e ci troviamo di fronte all’eternità, ci troviamo di fronte al giudizio di Dio, ci troviamo di fronte a quella che non potrà essere cambiata, la nostra situazione eterna. “Vanità delle vanità”: troppo siamo preoccupati delle cose della terra, troppo siamo affannati. Le nostre famiglie devono soprattutto meditare sull’indirizzo principale che hanno, se cercano prima di tutto il regno di Dio e la sua giustizia, ricordando che tutte le altre cose verranno date in soprappiù, secondo la Parola del Signore. Una famiglia dev’essere una scuola, una scuola nella quale si insegnano la vera realtà delle cose, la priorità da dare ai singoli valori. La famiglia dev’essere una scuola, dove prima di tutto si dà il posto a Dio. Dio è il primo e le cose di Dio vanno messe in primo posto; va messo in primo posto il suo onore, il culto a lui, la carità. La famiglia dev’essere una scuola dove è combattuto l’egoismo, dove è esaltata la virtù, dove viene inculcato l’altruismo, dove si insiste perché ognuno prenda da Dio in coscienza il suo posto. La famiglia dev’essere una scuola e nello stesso tempo un vero santuario, dove Dio è posto al centro, dove Dio è onorato ed amato.
Le nostre famiglie devono realizzare questo distacco evangelico. Troppo spesso c’è solo l’affanno, la preoccupazione, la tensione di ogni giorno che logora i nervi. Sempre tesi, sempre preoccupati! La famiglia deve richiamarsi ai suoi valori fondamentali, ai valori che ha dato Dio creatore, ai valori che ha dato Gesù redentore. Gesù redentore l’ha voluta consacrata per i suoi in un Sacramento, in un mirabile Sacramento, perché tutto sia sacro e tutto sia portato a lui.
Noi preghiamo oggi per le nostre famiglie, perché si verifichi questa grande cosa, che le famiglie siano veramente piccole chiese, piccole chiese dove si insegna Dio, dove si benedice Dio, dove si cerca sempre di mettere a tutto il fondamento unico: la Parola di Dio, l’insegnamento di Dio.
CODICE | 77BCO01335N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 13/02/1977 |
OCCASIONE | Omelia, VI Domenica Tempo Ordinario - Anno C |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Povertà |
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