Lv 13,1-2. 45-46; 1 Cor 10,31-11,1; Mc 1,40-45.
Ammiriamo la fede del lebbroso, la bontà e la potenza di Gesù. Bisogna che noi tutti desideriamo di essere guariti. Il triste è che alle volte siamo pieni di lebbra e diciamo di essere sani, diciamo che tutto va bene. Misuriamo con criteri umani, misuriamo con insufficiente chiarezza. Siamo così orgogliosi da volerci vedere sani, quasi che il peccato non avesse devastato tutta la nostra anima.
La tua lebbra è l’orgoglio; la tua lebbra è l’egoismo; la tua lebbra è quell’autosufficienza che ostenti.
Oh, riconosci la tua lebbra! Riconoscila se vuoi essere guarito, perchè se uno non riconosce la sua malattia, non desidera guarire; anzi, non vuole guarire e manca della prima condizione: il riconoscere la nostra miseria.
Noi siamo prossimi alla Quaresima e la Quaresima è proprio il tempo nel quale dobbiamo porre la critica alla nostra condotta e riconoscere come poniamo male tante cose: preghiamo, ma non preghiamo bene; partecipiamo alla Messa, ma la nostra partecipazione è superficiale ed esteriore; diciamo di essere buoni e siamo invece nervosi per la più piccola delle occasioni; diciamo di essere altruisti e invece siamo pieni delle nostre preoccupazioni.
Riconoscere la nostra situazione è prima ancora di un atto di umiltà, un atto di sanità; sii tanto sano da capire la tua malattia, da capire quando non sei e dove non sei sano.
E abbi fede.
Dalle nostre malattie noi non possiamo guarire con le nostre forze, con le nostre industrie, con le nostre agitazioni. Noi possiamo guarire, se ci affidiamo al Signore. La sanità morale è un suo dono; la sanità morale è una sua misericordia.
Lo chiamiamo il «Salvatore» ed è suprema mente giusto, ed è supremamente bello affidarci alle sue cure. Ecco che il Signore ce le presenta, ci dice che la sua grazia risana, ci dice che per risanare dobbiamo saper pregare, dobbiamo saper metterci a disposizione; ci dice che, per poter guarire, Lui ha istituito nella Chiesa mirabili mezzi: la confessione, la partecipazione intensa alla Liturgia, il senso profondo di penitenza che ci deve occupare.
Oh come dobbiamo desiderare che la Quaresima compia in noi quel misterioso e forte cambiamento che dà nobiltà, che dà dignità alla nostra vita!
Ripetiamo quindi: “Signore, se tu vuoi, puoi sanarmi!”. Ripetiamolo in una profonda convinzione di cuore. Ognuno di noi deve migliorare, ognuno di noi deve diventare più sano, ognuno di noi deve sapersi purificare nella penitenza e nell’esercizio della bontà.
Poniamoci con l’aiuto della Beata Vergine Maria in questa forte posizione: la posizione di voler guarire, di voler applicare i rimedi che Gesù, nella sua infinita misericordia, ci dona.
CODICE | 88BDO01334N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 14/02/1988 |
OCCASIONE | Omelia, VI Domenica Tempo Ordinario – Anno B |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Riconoscere la propria lebbra |
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