At 10, 25-27. 34-35. 44-48; 1Gv4,7-10; Gv15, 9-17.
È l’invito più forte, è l’invito più bello: “Rimanete nel mio amore”. Restare nel suo amore vuol dire partecipare ai palpiti del suo Cuore, alla grande opera della salvezza.
Dobbiamo rimeditarla molto, perché è facile non capire come si slitta dall’amore vero. L’amore non è fatto di parole, l’amore è fatto di dono, l’amore è fatto di un dono e di un ricambio di dono totale.
Rimanere nel suo amore vuol dire intanto, prima di tutto, credere che tutta la rivelazione di Gesù è un’opera di amore, tutta una magnifica sequenza dell’amore trinitario.
Dio ci ha amato e, proprio perchè ci ha amato, ci ha dato Gesù; ci ha dato in Gesù, uomo-Dio, un cuore che ci ama fino al sacrificio supremo.
Credere all’amore, credere con tutto il cuore, con tutta la potenza dell’anima nostra.
Il Cristianesimo è sostanzialmente amore rivelato e amore attuato.
In secondo luogo, bisogna che le parole nostre vengano tradotte nei fatti: “Voi sarete miei amici, se farete ciò che vi comando”. Per dire di amare Gesù bisogna ubbidire ai comandi di Gesù, bisogna fare le opere di Gesù, bisogna impegnarci perchè queste opere non siano un episodio isolato, ma siano una continuità nella nostra esistenza quotidiana.
Amare, amare sempre di più, amare con tutte le forze, amare anche quando il Signore permette la prova, anche quando il Signore toglie sensibilmente la luce.
Credere all’amore di Dio nel dolore; credere all’amore di Dio nella morte; credere nell’amore di Dio quando gli uomini ci rifiutano; credere, credere a questo amore e investire tutta la nostra preghiera di amore, il nostro sacrificio quotidiano di amore, il nostro dovere, così, nella umiltà che si richiede da noi, nella vita di servizio, nella vita di impegno, nella nostra casa. Il dovere deve essere espresso nell’amore.
Quindi, se non abbiamo amato fino ad ora, se abbiamo amato poco, la vergogna deve coprire il nostro volto.
Non c’è cosa più grande che amare Dio, non c’è cosa più bella che amare Dio, non c’è cosa più meritevole di un servizio continuo per il regno di Dio, così come ci ha dato l’esempio la Madonna.
Quando meditiamo i misteri del Rosario, sappiamo bene: ogni mistero è un mistero di amore, un mistero di dono, un mistero così profondo che non ne raggiungeremo mai la comprensione totale.
Impegniamoci allora perché la nostra vita sia proprio così, secondo quello che dice il Salmo: “Cantate al Signore un canto nuovo”. Ogni giorno un canto nuovo perchè ogni giorno dobbiamo amare Dio, perchè ogni giorno dobbiamo dare a Dio il tributo pieno e totale del nostro servizio. Servizio che è trionfo; servizio che è regno, perchè servire Dio è regnare e noi non possiamo far niente di meglio nella nostra vita che amare il Signore con tutto il cuore, con tutte le forze, con tutta la mente.
CODICE | 88E7O01365D |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 8/05/1988 |
OCCASIONE | Omelia, VI Domenica Tempo Pasqua – Anno B; fidanzamento |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Rimanere nell’amore di Dio e tradurlo nelle opere |
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