30/04/1989 - Omelia VI Domenica Pasqua

Sant’Ilario d’Enza, 30/04/1989
Omelia, VI Domenica Tempo Pasqua – Anno C

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At 15,1-2. 22-29; Ap 21,10-14. 22-23; Gv 14,23-29.

La parola del Signore ci ammaestra e ci insegna che la vera vita cristiana non si risolve nell’esteriorità, ma è ascolto, è docilità, è operare nello Spirito Santo. È su questa interiorità che dobbiamo sempre porre la nostra attenzione perché è facile accontentarsi di riti, di azioni, di presenze.

La vita cristiana è amore e l’amore trionfa nella Chiesa, perché lo Spirito Santo la investe con la sua potenza, la rende maestra, la rende veramente il mezzo per cui gli uomini possono credere e sperare.

Nella liturgia abbiamo particolarmente la presenza dello Spirito Santo. Si dice che nella liturgia c’è la epifania dello Spirito Santo, la manifestazione. Ecco perché nella liturgia troviamo tanta ricchezza.

L’azione liturgica coinvolge tutta la vita della Chiesa e ognuno deve partecipare nella sua interiorità e nello svolgimento della sua vita di grazia. Niente varrebbe essere presenti con il corpo ed essere lontani con l’anima! Tutta l’assemblea deve vibrare di un’unica forma di grazia, deve vibrare di ascolto di verità, deve vibrare di amore.

Guai a noi se ci accontentiamo di una vaga forma di assenso! Dobbiamo entrare nella vera dinamica della vita interiore.

È proprio nell’assemblea liturgica che si nutre la vita interiore, che si sviluppa, che prende forza, che si manifesta e diventa testimonianza.

Sicché, particolarmente in questo tempo – tempo che ci prepara alla Pentecoste e alla celebrazione eucaristica del Corpus Domini – dobbiamo riflettere fino in fondo sulla nostra vita spirituale: come partecipiamo alle assemblee? Con che fede, con che speranza, con che amore? Siamo vivi o siamo distratti? Siamo attenti o siamo dissipati?

Troppe volte si acconsente alla tentazione del demonio che vuole rendere vana la nostra preghiera. Dobbiamo interiorizzare ciò che ascoltiamo, dobbiamo personalizzare la nostra preghiera.

Partecipare bene alla liturgia vuol dire essere tutti dello stesso sentimento, tutti della stessa posizione, tutti in una vera e grande docilità.

Troppo spesso – ripeto: troppo spesso! – si nota l’assenza, la superficialità, la distrazione, non si vede lo sforzo, l’impegno, la tenacia; troppo spesso si lascia perdere un tesoro.

Insisto perché siamo molto vivi nella liturgia, particolarmente in questo periodo: sentirci insieme, sentirci il popolo di Dio che prega con Gesù sommo sacerdote, con tutta la Chiesa. Volere che questo sentimento di carità sbocci nella nostra vita spirituale, nel nostro amore, nella preghiera attenta e fervida, nella risposta alla sollecitazione dello Spirito.

Cerchiamo quindi di porci in questo sentimento benedetto; cerchiamo veramente di essere pronti; che nessuna parola cada invano, nemmeno un «Amen», nemmeno un «Alleluia»: tutto abbia risonanza interiore, abbia vibrazione interiore, susciti l’entusiasmo interiore!

Solo così usciremo dalla assemblea liturgica pieni di forza; solo così riempiremo il nostro cuore della vera gioia, la gioia che Gesù ci ha consegnato, la gioia di cui dobbiamo vivere perché è sua, perché è unica, perché è magnifica, perché è travolgente.

E questo sia il vero nostro proposito di questa domenica.

CODICE 89DVO01365N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 30/04/1989
OCCASIONE Omelia, VI Domenica Tempo Pasqua – Anno C
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI La preghiera liturgica nutrimento della vita interiore
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