At 3,1-10; Gal 1,11-20; Gv 21,15-19.
“Mi ami tu?”. L’infinita carità di Dio domanda all’uomo questa scintilla di partecipazione al suo meraviglioso incendio. Questa carità che si effonde, questa carità che trionfa, questa carità che gioisce. Oh sì, perché il Battesimo è una meraviglia e noi dobbiamo ben guardarci dall’abitudine alle meraviglie. Il Battesimo è una meraviglia di amore che riversa tutti i doni della redenzione, per cui una piccola creatura diventa figlio di Dio, per cui una collaborazione alla sua opera di creatore provoca una risposta di una pienezza ineguagliabile. Il Signore risponde a questa generosità con una generosità divina. Risponde facendo il figlio dell’uomo un figlio di Dio, facendo di un figlio dell’uomo un membro del Corpo Mistico, proprio di una vitalità meravigliosa e totale.
Quanta gioia dobbiamo esprimere stasera! Quanta riconoscenza al buon Dio! Quanta confidenza nella sua perenne prodigalità! Sì, il Signore ci ama e il Battesimo ancora una volta ci parla in una maniera assolutamente eloquente: Dio ci ama, Dio ci dona, Dio vuole la nostra corrispondenza. Al nostro «sì» risponde col suo «sì». È la sua parola che crea, è la sua parola che sorpassa ogni nostro intendimento ed ogni nostra prospettiva. Il suo «sì», per cui stasera si ripete un sacramento, si ripete cioè una venuta di Cristo stesso. È Cristo stesso che si china. È Cristo stesso che esprime tutta la sua tenerezza.
Anche lui, questo bimbo, diventa una vera forma di capolavoro, il capolavoro dell’Altissimo, il capolavoro di un amore splendido. Sì, dobbiamo dirlo stasera: “Signore ti ringraziamo. Signore ti benediciamo. Signore vogliamo essere degni dei doni che tu ci fai. Per cui Signore noi ti invochiamo con tanta confidenza, perché tu benedica la crescita di questo bambino, perché tu benedica la famiglia in cui è sbocciato, perché tu benedica tutti quelli che lo circondano di un amore premuroso e fervido. Sì, Signore, vogliamo che con forza, con generosità, senza indugiare mai, siamo degni dei tuoi doni, vivendo da figli di Dio, vivendo come membri della Chiesa e nel nome dei santi Pietro e Paolo, che tu hai posto a fondamento della Chiesa, noi vogliamo essere pronti, vigorosi, senza ritorni e senza paure, senza misurare”.
Ecco quello che dobbiamo evitare: tendiamo sempre a misurare, a calcolare quello che diamo a Dio. È il nostro torto dal quale dobbiamo correggerci. Dare a Dio a somiglianza di come Cristo ha dato a noi, di come Cristo ha operato con noi, di come Cristo continua a operare nella sua santa Chiesa per cui così è applicata la sua redenzione.
Auguriamo perciò che il bambino cresca in questo fiorire di amore, in questa generosità prorompente. Auguriamo che il bimbo corrisponda in verità alla chiamata della parola di Dio, che corrisponda all’amore di Dio con una vita virtuosa e bella, che possa veramente ogni giorno realizzarsi quello che il Signore ha detto: “Farete anche voi delle meraviglie. Ne farete maggiori ancora di me” (cfr Gv 14,12).
Signore, noi siamo peccatori, vogliamo però essere docili nel tuo piano. Docili dove tu ci conduci, docili perché ogni momento di vita che abbiamo si trasformi nell’eternità della tua gloria.
CODICE | 86FTO0133BA |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 28/06/1986 |
OCCASIONE | Omelia, Sabato XII settimana Tempo Ordinario, Solennità SS. Pietro e Paolo – Battesimo |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | La realtà del Battesimo |
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