Lv 19, 1-2. 17-18; 1 Cor 3, 16-23; Mt 5, 38-48
“Siate perfetti come è perfetto il vostro Padre” (Mt 5, 48). È il grande precetto del Signore. È il grande precetto di tendere alla santità. La prima lettura ci presenta una pagina del Levitico. Dio anche allora aveva detto al suo popolo: “Siate santi, perché Io, il Signore Dio vostro, sono santo” (Lv 19, 1) . La vita cristiana non può esaurirsi nella mediocrità. Il Figlio di Dio si è fatto uomo, non perché noi vivessimo una vita misera senza grandi aspirazioni, si è fatto uomo per esserci via al Padre. È Lui che ci chiama, è Lui che con voce potente ci ricorda come Lui si è immolato perché noi fossimo santi. Ricordate le sue parole supreme nell’Ultima Cena: “Per loro io offro e consacro me stesso” (Gv 17, 19). “Per loro”, per tutti noi. Dobbiamo avere allora una grande spinta, un grande desiderio, dobbiamo avere una volontà incrollabile di fare ciò che abbiamo invocato nella preghiera Colletta: “Sia fatta la tua volontà, Signore”.
La prima santità è quella di fuggire il peccato. Comincia la santità chi fugge il peccato mortale, chi mai si sporca di peccato mortale, perché il peccato ci priva della grazia di Dio, l’unica fonte di santità, ci lascia in balia delle nostre passioni, mette in pericolo noi stessi della perdizione eterna. Uno si deve liberare da ogni ricaduta nel peccato mortale.
E poi il secondo passo: uno deve liberarsi anche dalle colpe veniali, perché Dio va amato e in nulla bisogna dispiacergli, in nulla. Quando l’amore diventa grande, non tollera nessuna offesa anche piccola.
Il secondo passo è allora eliminare dalla vita ogni peccato veniale.
Il terzo passo è praticare le virtù come le ha praticate Gesù, seguirlo in quella magnifica realtà che è vivere a somiglianza del Figlio di Dio incarnato. La vita cristiana qui raggiunge il suo splendore e la sua bellezza: vivere come Gesù, sentire come Gesù, realizzare nel nostro tempo, nella nostra giornata, nella nostra condizione, la vita stessa di Gesù. Il cristiano in questo senso diventa un altro Cristo.
E poi? E poi su su nell’imitare sempre più da vicino il Signore, nel realizzare in noi e attorno a noi il suo Regno, perché Gesù si è donato. Si è donato fino all’immolazione. Un cristiano sente che non può vivere chiuso in sé, ma deve vivere nell’espansione della carità, nella donazione dell’amicizia. Ed ora è evidente dove noi possiamo fermarci nella nostra considerazione. La grazia del Battesimo l’hai ricevuta in te, la grazia tende a svilupparsi: da un piccolo germe tende a diventare un albero maestoso. Allora era come una ghianda, deve diventare una grande quercia. Sta a te e ti devi chiedere a che punto sei nello sviluppo della tua vita spirituale, come realizzi il tuo cristianesimo e come dall’Eucarestia, il cibo nostro supersostanziale, il cibo nostro fortissimo, dobbiamo prendere le energie per crescere. L’Eucarestia fa la Chiesa e noi tutti uniti all’Eucarestia dobbiamo crescere e in questo senso progredire. Ecco il cammino che ci è indicato dal Vescovo, il cammino sinodale. Insieme andare avanti, insieme progredire verso la santità, verso un pieno equilibrio di vita cristiana, verso una generosa applicazione di ciò che ci ha detto il Signore. È ciò che oggi ci proporremo, è ciò di cui con grande spinta invocheremo dal Signore l’aiuto. Ecco, sempre di più perché per il Signore facciamo sempre troppo poco.
CODICE | 81BNO01336N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 22/02/81 |
OCCASIONE | Omelia, VII Domenica Tempo Ordinario - Anno A |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Il precetto di tendere alla santità: rinuncia al peccato, imitazione di Gesù |
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