19/02/1984 - Omelia VII Domenica Ord

Sant'Ilario d'Enza, 19/02/ 1984
Omelia, VII Domenica Tempo Ordinario – Anno A

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Lv 19, 1-2. 17-18; 1 Cor 3, 16-23; Mt 5, 38-48

Le parole del Signore ci invitano ad una totale fiducia e ad un completo abbandono alla provvidenza di Dio, che non è certo passività ma è senso vero delle cose, percezione della realtà, perché il mondo, noi stessi, la nostra stessa vita sono nelle mani di Dio e tutto dipende dal suo cenno. Noi, quando diciamo confidenza, diciamo percezione che Dio ci ama, ci ama veramente e conduce tutte le cose al suo fine, conduce tutto alla meta, l’unica meta che ci dobbiamo prefiggere, che è il Regno di Dio su questa terra e la gloria di Dio nell’eternità. Il Regno di Dio non esclude il dolore, innalza il dolore, il Regno di Dio non è l’attesa di un miracolismo, che ci esoneri da ogni preoccupazione. Sappiamo bene che Gesù ha vissuto il Mistero Pasquale: essere con Gesù vuol dire accettare con fede, con serenità il nostro mistero pasquale, la nostra sofferenza per la nostra risurrezione; il Signore non ci esonera dal dolore, ci fa capire il significato e il valore del dolore.

Diceva san Vincenzo de Paoli davanti al tribunale: “Io non temo che i miei peccati”. Come diceva bene! Dobbiamo temere solo i nostri peccati perché essi sono l’ostacolo al Regno, sono gli impedimenti se non vengono rigettati, sono gli impedimenti per conseguire la nostra meta, la nostra gloria. Dobbiamo temere solo di essere attaccati ai nostri peccati, di essere così piccini e gretti da non guardare più in là e da affannarci solo per le cose della terra e di tremare e di trepidare per delle cose che non valgono, non valgono: ce lo dobbiamo ripetere. Le vanità e le sciocchezze sono quelle che, prevalentemente, occupano il cuore degli uomini che vanno dietro alle cose che si dissipano come il fumo, non hanno significato e valore.

Dobbiamo imparare le cose che veramente contano, le cose importanti: le opere di carità e di bene, le opere di virtù. La vita presenta il terribile quotidiano e l’unica maniera, per saperlo collocare bene, è guardare all’esempio di nostro Signore, è guardare a come Lui ha vissuto, che cosa Lui ci ha indicato. Volere quello che ha voluto Lui, apprezzare ciò che ha apprezzato Lui, il resto è secondario e allora non c’è posto per un affanno umano e non c’è posto per uno scoraggiamento, che è frutto solo dell’egoismo e dell’orgoglio. Dobbiamo imparare giorno per giorno a valutare ciò che la provvidenza di Dio ci mette sul cammino, giorno per giorno dobbiamo diventare sempre più sapienti e prepararci così, prepararci ciò che il Signore, nella sua misericordia, ci darà per l’eternità dove non vi sarà tramonto, dove non vi sarà cambiamento, perché saremo nella luce e nella potenza della gloria di Dio.

Al Paradiso guardiamo, al Paradiso tendiamo, impegnandoci serenamente e fortemente ogni giorno nel nostro dovere.

CODICE 84BIO01336N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 19/02/ 1984
OCCASIONE Omelia, VII Domenica Tempo Ordinario – Anno A
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione (audio disturbato)
ARGOMENTI Confidenza in Dio: percezione del suo amore per noi; il valore delle cose
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
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