22/02/1976 - Omelia VII Domenica Ord ore 6.30 e ore 8.15

Sant'Ilario d'Enza, 22/02/1976
Omelia, VII omenica Tempo Ordinario - Anno B - Messa ore 6, 30 e 8, 30

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Is 43, 18-19. 21-22. 24-25; 2 Cor 1, 18-22; Mc 2, 1-12

OMELIA ORE 6, 30

Sì, tutto il problema dell’uomo sta qui, che gli siano rimessi i peccati, perché il grande male dell’uomo è il suo peccato. Tutta l’economia della redenzione si è operata in questo senso, perché all’uomo vengano perdonati i peccati. Ciò che impedisce la grazia di Dio, ciò che impedisce la provvidenza amorevole di Dio, ciò che impedisce la pace del cuore, ciò che impedisce il bene dei popoli è tutto qui, è nel peccato. E’ proprio in questo termine che vengono significati tutto l’egoismo e la cattiveria dell’uomo, tutto ciò che è rifiuto di Dio, sorgente di amore e di grazia.

Ecco perché ognuno di noi dev’essere proprio preoccupato di questo, che siano rimessi i nostri peccati, che abbiamo esperienze e comunicazione nella fede con Dio, che possiamo essere suoi amici, poiché lui vuol essere il nostro.

Il peccato è deliberato rifiuto del piano della salvezza, il peccato è chiudersi in se stessi, è volere contare su di sé e basta.

Ma come ci vengono rimessi i peccati? Lo sappiamo bene, c’è solo una strada, una strada che è sicura ma che dipende da noi, unicamente da noi, dato che la grazia di Dio non viene mai a meno: è il nostro effettivo, profondo pentimento, non dunque un pentimento formale, un pentimento esteriore, un pentimento di consuetudine. Il nostro pentimento deve toccare la profondità del nostro cuore, dev’essere qualche cosa che ci trasforma totalmente.

Vorrei che noi in questa Liturgia sentissimo il bisogno di puntualizzare il nostro dolore, cioè di vederlo proprio nella sua concretezza e ci chiedessimo perché ci pentiamo, quali sono quei motivi di fede che ci portano al rimorso, al rifiuto di quello che abbiamo fatto. Il pentimento non nasce così come un vago sentimento, il pentimento è in coscienza, è nella comunicazione con la Parola di Dio. E’ la Parola di Dio che lo suscita in noi, se noi permettiamo a questa Parola di penetrare dentro di noi, è il frutto, il frutto di quel seme di cui parla Gesù. Tutto ci deve portare a considerare la bontà del Signore, a considerare la sua misericordia, a considerare la sua larghezza. E perciò è facile il raffronto tra la sua bontà e la nostra grettezza, tra il suo dono e la nostra fuga, tra il suo amore, che si è manifestato meraviglioso nel cuore di Gesù, e la nostra terribile mediocrità.

Ognuno di noi deve sentire spesso questa necessità di confronto, ogni giorno. Ritornano le parole della Scrittura: “Abbi sempre davanti ai tuoi occhi i comandamenti di Dio; abbi davanti ai tuoi occhi, sia che tu sieda, sia che tu cammini, sia al tuo levare, come all’ora del tuo dormire” (cfr. Dt 6, 6-7), abbi davanti ai tuoi occhi la legge di Dio, perché il peccato non è qualche cosa di indistinto: il peccato è infrazione di una legge di Dio ma, badiamo bene, di una legge d’amore ma, badiamo bene, di una ricerca d’amore. Il peccato rompe, il peccato è odio, il peccato è chiudersi, come dicevo, in se stessi non alzando più gli occhi al Signore.

Sempre nella Liturgia della Messa siamo invitati, a pentirci dei peccati e tutto quello che è il nostro movimento verso Dio parla di pentimento. Arricchiamoci allora di pentimento, abbiamo lo spirito abituale del pentimento, la voglia di corrispondere di più nell’amore, il desiderio di essere migliori, la volontà precisa di attuare quanto piace al nostro Signore. La tua volontà, Signore, sempre. La tua volontà, Signore, fatta con perfezione. La tua volontà, Signore, fatta con gioia, perché è nella tua volontà quanto ci edifica, fuori dalla volontà tua, Signore, tutto ci distrugge. Noi vogliamo rinnovarci. Noi, Signore, gli diremo, vogliamo capire sempre di più che l’amore si corrisponde con l’amore, che la generosità si corrisponde con la generosità.

OMELIA ORE 8, 30

E’ proprio l’ordine di Dio: prima la remissione dei peccati, poi la grazia, la pace, tutto.

Il grande nemico della nostra vita è il peccato, perché il peccato è rifiuto di Dio, del suo amore, del suo progetto di salvezza. Dio non solo ci vuole felici, ma ci vuole felici come lui della sua stessa felicità, della sua insondabile ricchezza. Dio vuole che l’uomo sia un'unica cosa con lui, per tutta l’eternità. Il peccato è dunque fuga da Dio, il peccato è scegliere il proprio progetto, un progetto stolto, un progetto da pazzi. Come si può rifiutare la Sapienza infinita, la Bontà infinita del Signore? Come si può ripetere con il serpente dell’Eden: “Non è vero che voi morirete: voi diventerete simili a Dio” (cfr. Gn 3, 4-5)?

L’uomo, che sceglie il suo progetto, sceglie la sua rovina, sceglie la sua morte; così è per l’individuo, così è per la famiglia, così è per la società.

E oggi, giornata consacrata alla preghiera per le famiglie, ci fermiamo soprattutto nel considerare come una famiglia è felice, come in una famiglia si verifica la pace di Dio, quando in questa famiglia regna l’amore del Signore. Lo sa bene Satana: ecco perché ha voluto attentare, e sta attentando così gravemente, alla santità della famiglia. Del resto la famiglia è sorta non come un’invenzione dell’uomo, è sorta come un’istituzione di Dio, la famiglia è da Dio Creatore, la famiglia è da Gesù santificatore. E’ da Gesù che la famiglia cristiana riceve un suggello particolarissimo nel mistero dell’unione del Cristo con la Chiesa, nel mistero cioè di Cristo che ha unito a sé la Chiesa per santificarla, per renderla strumento della sua misericordia.

La famiglia non si può toccare, perché la famiglia è da Dio ed è di Dio, perché il piano di Dio ha voluto la famiglia come una mirabile realizzazione di amore. Ecco perché tutto quello che si fa contro la famiglia, si fa contro Dio. Ecco perché noi abbiamo detto “no” a tutte le forme aberranti. Ecco perché noi cristiani continuiamo a dire di no. Ecco perché noi cristiani proclamiamo l’ indissolubilità del matrimonio, ecco perché noi parliamo del rispetto della legge della vita. Ecco perché diciamo che sono gravi i peccati, cioè, sono errori veramente fino in fondo nocivi tutti quegli errori che vengono propagati come conquista, come nuovo essere, come nuove situazioni. Noi diciamo di no! E invitiamo tutte le famiglie a ricordare davanti a Dio le loro responsabilità, la responsabilità dell’educazione che spetta prima di tutto alla famiglia. Non ci devono essere famiglie permissive, che permettono solo, ma le famiglie devono avere un compito forte, è il loro compito originale di educazione. Ecco perché diciamo che non è possibile che una famiglia possa rinunciare e delegare ad altri in toto, completamente. Noi diciamo che la famiglia ha la sua responsabilità davanti a Dio ma ancora davanti alla Chiesa e alla società, che alla famiglia si devono rapportare tutte le iniziative, che la famiglia deve non solo educare, ma deve educando santificare. I genitori hanno ricevuto una grazia, hanno ricevuto un compito, hanno ricevuto il potere di benedire i loro figli, benedire nel significato più completo. I genitori davanti a Dio hanno allora un’ enorme responsabilità, i genitori devono sentire come la loro missione è sacra, come spetta a loro, non spetta ad altri, a loro!

Noi diciamo ai figli che devono essere ben attenti e ben obbedienti ai loro genitori, che dai genitori devono capire il significato della vita, devono capire il significato dei loro impegni, che dai genitori devono essere sempre guidati.

Se ai genitori spetta questo dovere, ai figli spetta di collaborare. Ubbidienza vuol dire aiuto, ubbidienza vuol dire comprensione, ubbidienza vuol dire rinunciare certe volte al loro punto di vista, per adottare il punto di vista dei genitori.

L’armonia allora, la vera gioia, non allora la visione profana della famiglia, una visione distorta, non una famiglia che dipenda dalle opinioni del momento: una famiglia di Dio e per Iddio.

Ecco perché vogliamo pregare che tutti sentano così il loro posto e in esso lodino il Signore, perché siamo chiamati a realizzare il progetto di Dio, per cui la famiglia della terra è per quella del cielo e si deve modellare sulla famiglia celeste di Gesù, Maria e Giuseppe, perché sia la porta per l’eternità.

CODICE 76BNO01336N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 22/02/1976
OCCASIONE Omelia, VII omenica Tempo Ordinario - Anno B - Messa ore 6, 30 e 8, 30
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Il peccato, la famiglia
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