Ez 17, 22-24; 2 Cor5, 6-10; Mc 4, 26-34
È una parola di consolazione che ci ha dato il Signore con le parole che abbiamo appena ascoltato, è la consolazione di sapere essere il terreno dove il seme divino agisce e fa e costruisce proprio di sua forza. È un regno. È un trionfo di Dio. È una cosa mirabile. Quando sentiamo la nostra debolezza, la nostra assurda piccolezza e ci sentiamo chiamati a costruire il regno di Dio ci prenderebbe lo sgomento. No, dice il Signore, il seme germoglia di sua forza e cresce (cfr. Mc 4, 27-28). Il Signore sa bene la nostra debolezza, sa bene il nostro niente e agisce lui. Se siamo così nella impotenza, lui è infinitamente potente e abbiamo sentito dal profeta Ezechiele: lui secca l’albero verde e fa germogliare l’albero secco (cfr. Ez 17, 24). Allora è chiara la nostra meditazione: la confidenza in Dio, la sicurezza dell’azione di Dio in ogni singola anima e nel mondo, nella società, perché Cristo vince, Cristo regna, Cristo impera. E tutto il chiasso che fanno le forze del male non possono toccare il suo regno. E le tribolazioni di coloro che sono chiamati gli eletti, coloro che lo seguono, sono solo tribolazioni per accrescere il merito, per accrescere la gloria. Di conseguenza dobbiamo sentire forte, vivo il sentimento della speranza. Noi finchè siamo su questa terra nel corpo, siamo in esilio, lontano dal Signore, comminiamo nella fede e non ancora in visione; quello che è necessario è che siamo pieni di fiducia e che nel nostro cammino terreno ci impegniamo. I nemici nostri, lo sappiamo bene quali sono, sono la nostra pigrizia, la nostra indifferenza, quell’ intontimento delle cose della terra che ci porta a trascurare le ragioni supreme del regno di Dio. Ecco, ci dice l’apostolo Paolo: “Sforziamoci” (cfr. 2 Cor 5,9). “Sforziamoci” è la parola: sforzarci di essere a lui graditi, cercare il regno di Dio. Venga il tuo regno! Oh, Signore, dobbiamo dire, quanto desideriamo essere tuoi! Quanto desideriamo collaborare al tuo piano e al tuo disegno di amore! Quanto desideriamo impegnarci, perché da parte nostra il seme sia gettato! Dopo, Signore, ci pensi tu. Ci pensi tu a darci l’energia per vincere i nostri difetti, per collaborare socialmente a che tutti gli uomini ti conoscano e ti amino. Dopo pensi tu, a fare di noi il tuo trionfo! Perché quello che conta è la sua gloria. Noi non dobbiamo essere assolutamente orgogliosi di quello che lui opera in noi, perché è opera sua. E il Signore salva, dice la Bibbia, salva nel poco come salva nel molto (cfr. ?). ecco allora una parola di invito a non essere neghittosi, pigri, preoccupati eccessivamente delle cose della terra, a dare posto ogni giorno alla nostra preghiera, il primo posto, Dio è sempre il primo, a dare alla nostra vita quell’ indirizzo di generosità e di fede,
quell’ indirizzo di carità e di umiltà che ci è richiesto dalla legge del Vangelo. Sforziamoci, saremo a lui graditi, avremo la ricompensa delle opere compiute. Camminiamo così, cantando un canto nuovo: la lode al nostro Dio. “Apri dunque, o Signore, il nostro cuore e comprenderemo le parole del Figlio tuo” (At 16, 14).
CODICE | 85FFO0133AN |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 16/06/1985 |
OCCASIONE | Omelia, XI Domenica Tempo Ordinario - Anno B |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Confidenza in Dio |
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