Es 19, 2-6; Rm 5, 6-11; Mt 9, 36; 10, 8
Si dice: vivere è scegliere. Molto più per un cristiano vivere è scegliere, è scegliere Cristo come nostra vita, è scegliere Cristo come la Verità, è scegliere Cristo come la Via. È scegliere allora quello che vi è di più bello, di più alto, di più necessario: scegliere il Signore. Ma la Liturgia di oggi ci dice che noi non lo sceglieremmo, se prima lui non ci avesse scelto.
Nella prima Lettura si sottolinea la scelta del popolo di Israele, quella scelta prodigiosa, quella scelta meravigliosa che Dio fece per secoli. “Avete visto cosa ho fatto, vi ho sollevato su ali di aquila, vi ho fatto venire fino a me”: ecco la vocazione essenziale. Lui ci ha visto, lui ci ha scelti, lui ci ha fatto arrivare fino a lui, per cui con gioia esclamiamo con il Salmo: “Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida”.
E nella seconda Lettura si sottolinea come la scelta di Dio è stata una scelta di amore, di amore che non ha risparmiato nulla, di un amore che è arrivato fino alla croce di Gesù, fino al totale annientamento che lui ha fatto per la nostra salvezza. Ed è questo, soggiunge l’apostolo, la nostra gloria, la gloria di essere amati così dal Signore, di essere così custoditi da lui.
E il Vangelo sottolinea come questa vocazione è una vocazione personale: “Li chiamò, li chiamò e i loro nomi sono questi…”.
Ecco, per tutti i cristiani si verifica questo prodigio di carità e di luce, questa chiamata a quanto ci può essere di più degno e di più bello nella nostra esistenza.
Il gruppo, che oggi vuole fare la professione di fede, intende sottolineare proprio questi concetti, i concetti di una vocazione, di una vocazione di amore, di una chiamata a una vita piena e grande nella fede, a una chiamata personale, a una chiamata al regno di Dio e all’evangelizzazione del regno di Dio: “Li chiamò e li mandò”.
Sottolinea questo e vuole perciò promettere al Signore un impegno senza ombra di dubbio, un impegno gioioso e forte.
E la loro chiamata, che è chiamata ad essere un'unica cosa in Cristo, ad essere un gruppo come il gruppo degli apostoli, un gruppo unito, fiducioso, un gruppo che ha scoperto in Cristo il tutto e ha scoperto nell’amicizia il modo più bello, per difendersi da tutte le tentazioni e da tutte le disgregazioni che vuole il mondo, e il mezzo migliore per potere realizzare la loro vocazione a una pienezza di vita cristiana.
Ecco, noi perciò ci uniamo in preghiera, ci uniamo in affetto, e auguriamo a tutto il gruppo e a ogni singolo componente del gruppo la forza per attuare ciò che è promesso davanti all’altare. Scoprono la loro vocazione nella preghiera, la scoprono fino in fondo, scoprono la loro gioia nella fede, la possono sempre di più dilatare, scoprono il valore di un’amicizia cristiana. Possano sempre stare uniti in tutte le scelte, per vincere sempre su tutte le passioni e su tutti i condizionamenti, che pone il mondo. Devono diventare veramente vittoriosi della vera vittoria di Cristo, che è la fede, della vera vittoria che dà all’esistenza il suo significato, dà all’esistenza il pieno possesso dei valori umani e dei valori della grazia.
Ecco, siate uniti, vogliatevi bene in Cristo Gesù. E l’ultimo augurio è questo: che siate come il collegio degli apostoli, ma che non vi sia nessuno tra di voi che possa disgraziatamente prendere il posto di colui che lo tradì. Tutti voi siate fedeli, fedeli fino in fondo, nella gloria di essere del Signore, a lode della sua Trinità, perché la Trinità resta il modello inarrivabile di ogni comunità, il modello che voi però non vi stancherete di perseguire mediante la Madonna, che è Madre della Chiesa, che è guida per tutti quelli che cercano il Signore.
CODICE | 78FHO0133AG |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 18/06/1978 |
OCCASIONE | Omelia, XI Domenica Tempo Ordinario - Anno A – Professione di fede - Messa ore 8,15 |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Vocazione |
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