18/06/1989 - Omelia XI Domenica Ord

Sant’Ilario d’Enza, 18/06/1989
Omelia, XI Domenica Tempo Ordinario – Anno C

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2 Sam 12,7-10.13; Gal 2,16. 19-23; Lc 7,36 – 8,3.

La liturgia di oggi sottolinea il più grande prodigio fatto da Gesù: l’esercizio della sua bontà mirabile, senza confini.

Com’è buono il Signore! Il Salmo lo ripete: “Esaltate Dio perché è buono, perché in eterno è la sua misericordia” (Cfr Sal 106,1).

La meditazione sulla bontà del Signore è proprio quella che ci deve porre nella letizia.

“Celebrate il Signore”: è un inno di lode perché è buono, è infinita bontà, è infinita misericordia, infinito amore.

Proprio perché la sua bontà è così grande, non vuole che ne abusiamo, che la tradiamo, che ci rifugiamo nella compiacenza delle nostre opere.

Noi sappiamo bene che delle nostre opere non possiamo essere orgogliosi, non possiamo essere vanitosi e disprezzare gli altri, perché è proprio per la sua bontà che noi esistiamo, è per la sua bontà che siamo annoverati tra i suoi figli, è per la sua bontà che siamo chiamati alla gioia e alla gloria del Paradiso.

Poniamoci allora con molta serenità e con molta interiorità a realizzare una corrispondenza a questa bontà. Se Dio è buono, anche noi dobbiamo essere buoni; se Dio è misericordioso, anche noi; se Dio perdona sempre, come non perdoneremo noi?

Ecco, vorrei che fissassimo la nostra attenzione su tre punti.

Il primo riguarda la meditazione, la meditazione che dobbiamo fare continuamente sulla misericordia di Dio, sulla sua applicazione continua in noi e attorno a noi. Meditare sulla bontà del Signore ci allarga il cuore, ci dà entusiasmo e fede.

Secondo aspetto: nell’imitazione della bontà del Signore, cerchiamo di essere logici, chiari, impegnati, perché altrimenti saremmo buoni solo a parole, ed è facile esserlo solo a parole, ma è tradimento!

Terzo: impegniamoci in quell’esercizio di bontà di ogni giorno nella nostra famiglia, nella nostra casa, perché è particolarmente nella famiglia che dobbiamo dare testimonianza, esempio. È la pazienza, è la bontà quotidiana che ci devono far centralizzare l’amore a Dio.

La santità non è una cosa astratta, è fatta degli impegni quotidiani, del dovere quotidiano, del non pesare sugli altri con i nostri crucci e le nostre difficoltà.

La bontà in famiglia, deve essere la prima bontà che esercitiamo con vera umiltà, sapendo che a questo ci ha chiamati il Signore e il Signore ci è vicino con tutto il suo aiuto. Dio non ci comanda e poi ci lascia soli, ma è sempre con noi e soccorre la nostra debolezza e aiuta la nostra fragilità.

Perciò siamo sicuri: se vogliamo essere buoni, possiamo essere buoni! Se c’è bisogno di molta pazienza e di molto impegno, il Signore ci prende per mano e ci conduce.

Quindi: un proposito di molta bontà, di tanta bontà, di un vero, fervido, grande amore.

CODICE 89FHO0133AN
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 18/06/1989
OCCASIONE Omelia, XI Domenica Tempo Ordinario – Anno C
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI La bontà di Dio
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