Gb 38, 1.8-11; 2Cor 5,14-17; Mc 4, 35-41
“Passiamo all’altra riva” (Mc 4, 35). La vita presente è un passare all’altra riva, alla riva dell’eternità. Tutti siamo dunque in un passaggio ed è normalità incontrare la tempesta, è normalità avere una contraddizione e una tentazione forte. Non ci dobbiamo allora meravigliare o lamentare: la vita ha un senso, perché è una prova e i dolori e le contraddizioni e le azioni di suggestione e di tentazione sono di ogni giorno. Non dobbiamo mai perdere di vista queste parole: “Passiamo all’altra riva” (ib.), mai! Se perdiamo il vero senso della prova, non ci orizzontiamo più. Sembrava agli apostoli che, per il fatto di avere Gesù, non dovesse esserci tempesta. Portavano Gesù: il lago avrebbe dovuto essere accogliente in una totale calma. No, no! La prova è necessaria. Avere Gesù è la sicurezza, ma la prova è necessaria. E Gesù dormiva a poppa sul cuscino; dormiva, a significare la sua apparente assenza. Quando si lotta, desidereremmo avere sensibilmente il Signore con noi, averlo e gioirlo in pieno. Invece no!
Dobbiamo procedere per fede ed è il primo pensiero di riflessione che ci deve colpire. Nella vita bisogna, per superare le prove, accendere tanta fede. Fede è sicurezza della sua Parola, è accoglienza amorosa della sua Parola. Una grande fede ci deve sempre investire. E la fede va oltre le apparenze: ci assicura che il Signore è con noi e che nulla gli sfugge, che non c’è una tempesta a caso e che le forze che tentano di piegarci non ci travolgeranno, perché c’è Lui nella fede, perché c’è Lui nella sua grazia, perché c’è Lui nella sua mirabile presenza. C’è Lui!
Ed è allora la fede che si traduce in confidenza, in serenità; si può soffrire, ma si deve soffrire in serenità, si deve soffrire sapendo che il Signore è Amico, è Padre, ci tiene come dice il Salmo: “con la sua mano destra” (Sal 62, 9*).
Ecco allora che la nostra vita si abbandona con generosità all’azione della Provvidenza. Siamo con Lui, siamo nella sua misericordia.
E allora la fede si trasforma in un sentimento di molto affetto. Amiamo Gesù come nostro Dio, Lo amiamo perché Lui è la stessa Bontà, è la stessa Misericordia. Un amore forte, generoso, continuo. Un’accoglienza del suo dono, una corrispondenza per torchiare dal nostro cuore tutto l’amore possibile.
E allora sentiremo che è vero che il vento cessa, è vero che il mare obbedisce, perché c’è Lui, e le nostre tentazioni vengono vinte dall’amore che Lui ha diffuso nel nostro cuore, dal suo amore.
Ecco, nell’amore poniamo tutta la nostra fiducia, nell’amore di Gesù tutta la nostra fortezza, nella grazia di Gesù tutto il nostro amore.
CODICE | 82FLO0133BD |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 20/06/1982 |
OCCASIONE | Omelia, XII Domenica Tempo Ordinario – Anno B - Fidanzamento |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | La prova necessaria della vita - Serenità, confidenza e amore nella sofferenza |
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