22/06/1986 - Omelia XII Domenica Ord Matrimonio

Sant’Ilario d’Enza, 22/06/1986
Omelia, XII Domenica Tempo Ordinario – Anno C – Matrimonio

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Zc 12,10-11; Gal 3, 26-29; Lc 9, 18-24.

La parola trasmessa oggi dalla liturgia è una parola di fede. Ripetiamo con gli apostoli il nostro gesto di fede, la nostra sicurezza di fede. La fede, infatti, è una luce, la luce che ha portato il Signore in questo mondo, una luce sul significato del nostro vivere, sul significato del nostro operare, del nostro morire.

Il Signore ci ha insegnato che oltre le cose di questo mondo, così arruffate e ingiuste, esiste la sua giustizia, si compie il suo gesto di salvezza, il suo gesto di amore.

Una festa di fede, di riaffermazione di fede, una grande visione. Il Signore, che ha creato, non ci ha lasciato da soli, ma è venuto tra noi, è il Cristo, ed è venuto per aiutarci, per farci vivere, per farci degni del suo amore. È la fede che deve sempre più affermarsi e crescere in noi se vogliamo camminare nella luce. È il significato del Battesimo che sottolinea san Paolo: “Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo” (Gal 3,27).

In questa festa di fede si verifica una festa particolare, la festa del matrimonio. Ed è proprio per questo che vogliamo invocare dal Signore molti aiuti e molte grazie sugli sposi, perché possano essere contenti nella loro vita, ripetere il loro gesto di amore, la loro donazione a Cristo Signore perché possano veramente vivere in un grande significato di fede.

Noi auguriamo questa fede piena per tutta quella che sarà la vostra esistenza perché avendo la fede possederete un grande tesoro, una grande, benefica consolazione.

Aprite quindi il vostro cuore, apritelo con molta gioia, con molta confidenza, con molta riconoscenza. Aprite il vostro cuore perché il Signore vi colmi della sua grazia, vi dia il senso del tempo e dell’eterno, vi dia la possibilità, sempre, di realizzare il vostro ideale.

“Rivestiti di Cristo” che cosa vuol dire, se non aver fatto nostro il suo pensiero, aver fatto nostro il suo affetto, aver fatto nostro il suo sentiero di vita? Noi cristiani, per essere autentici, dobbiamo essere i seguaci di Cristo. Non i seguaci di un uomo, ma i seguaci di Dio fatto uomo: è l’Eterno, è l’Infinito che si è fatto uomo. Era troppo necessario: si è fatto uomo per salvarci, cioè per dare un senso, una forza, un perché a tutti i nostri interrogativi.

Noi oggi siamo uniti in preghiera e questa preghiera è chiaramente una disposizione a invocare e a fare la volontà di Dio, perché tutto, perché sempre, perché in pienezza si verifichi il vostro ideale e la vostra gioia.

CODICE 86FNO0133BE
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 22/06/1986
OCCASIONE Omelia, XII Domenica Tempo Ordinario – Anno C – Matrimonio
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
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