27/06/1976 - Omelia XIII Domenica Ord

Sant'Ilario d'Enza, 27/06/76
Omelia, XIII Domenica Tempo Ordinario - Anno B

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Sap 1, 13-15; 2, 23-24; 2 Cor 8, 7. 9. 13-15; Mc 5, 21-43

(…) nel riconoscere Gesù come la sorgente di quanto può esserci di bene e di grazia. Gesù infatti è stato posto al centro di tutto l’universo. Noi non lo diciamo in una pia esagerazione, noi lo diciamo nel rigore della più stretta verità. Gesù è l’unica salvezza, fuori di lui non ci può essere salvezza, perché lui solo ha riconciliato l’umanità con Dio, lui solo ha pagato col prezzo del suo sangue e della sua morte questa nostra redenzione. Ecco perché sempre di più dobbiamo unirci a lui, ecco perché noi dobbiamo riconoscere la sua presenza, la sua meravigliosa presenza di salvezza nella Chiesa.

Il vangelo di Marco ci racconta due miracoli, sono i segni, quei segni che fecero capire che lui era veramente l’inviato di Dio. Avere gli occhi per vedere questi segni, che non sono solo quelli di allora, ma che si rinnovano: “Avete gli occhi e non vedete” (Mc 8, 18) era il rimprovero di Gesù. Quanto spesso noi non sappiamo vedere il Signore! Non sappiamo vederlo nella sua meravigliosa grazia, proprio perché non sappiamo vedere i segni. E voi invece li volete vedere, li volete vedere nella santa Chiesa di Dio, che è il sacramento universale di salvezza, li volete vedere in questa provvidenza continua del Signore, in questo fiorire di vita nella Chiesa e in tutto ciò che in qualche maniera appartiene alla Chiesa. Voi li volete vedere questi segni, che risplendono nei martiri di ieri e di oggi, che risplendono in tutti coloro che con animo sincero cercano la verità. Noi dobbiamo sapere vedere Gesù, perché la Chiesa di Dio è grande solo se si vede in essa Gesù, solo se nella santa Chiesa di Dio noi scorgiamo la sua faccia, l’immagine del Signore, solo se noi sappiamo andare oltre le apparenze. Vi sono alcuni che nella Chiesa di Dio vogliono solo vedere dei difetti, dei limiti, non sanno vedere l’opera dello Spirito Santo; noi la vogliamo vedere, proprio perché conosciamo la grazia del Signore nostro Gesù Cristo, e “noi siamo diventati ricchi per mezzo della sua povertà” (2 Cor 8, 9). La nostra ricchezza sta nella fede, sta nella Parola, sta in ogni zelo e nella carità, la nostra ricchezza sta in questa comunicazione diretta col Signore. Ecco perché noi diciamo: la nostra esperienza di Cristo nella fede è la nostra gloria e la nostra forza. Noi ci auguriamo che questa esperienza di fede cresca, che questa esperienza di grazia tocchi tutta la nostra vita, che questa esperienza della sua presenza ci unisca sempre di più in un’unica cosa, perché il volto della Chiesa risplenderà nell’unità e nella carità. Ognuno di noi deve rimproverarsi se è stato tiepido e fiacco nella preghiera, perché la preghiera è comunicazione di vita, è incontro, è colloquio col Signore. Ognuno di noi si deve rimproverare se ha partecipato alla Messa esteriormente e disattento, quando la Messa è la rinnovazione del sacrificio di Gesù, quando nella Messa troviamo queste insondabili ricchezze di Cristo. Ognuno di noi si deve rimproverare, se nella vita di ogni giorno non ha cercato di rinnovare in se stesso le virtù di Gesù, se non è stato nell’imitazione di Gesù umile, se non è stato nell’imitazione di Gesù distaccato da ogni bene, perché solo così si diventa ricchi: per mezzo della sua povertà. Ognuno di noi si deve rimproverare, se non ha dilatato il suo cuore in quella bontà, di cui Gesù ci ha dato tanto esempio e tanto ammaestramento. Ognuno di noi è dunque chiamato a rinnovare Cristo, a rinnovarlo in pienezza, perché è in questa esperienza che veramente noi abbiamo la gioia profonda, quella gioia che nessun altro può avere: è la gioia della fede, è la gioia di una comunicazione a livello profondo.

Neanche la morte allora può fare paura. Dio ha creato l’uomo per l’immortalità, ci dice la prima Lettura, perché lo ha fatto a immagine della propria natura. La morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo, ma Cristo l’ha sconfitta con la sua croce e la morte allora è principio di vita. Imponiamo allora alla nostra esistenza un ritmo sempre più forte, una crescita sempre più vigorosa. Facciamo della nostra vita una rinnovazione dell’immagine del Cristo, per essere con lui e per essere per lui.

CODICE 76FSO0133CN
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 27/06/76
OCCASIONE Omelia, XIII Domenica Tempo Ordinario - Anno B
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Gesù Salvatore
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