2 Re 4, 8-11. 14-16; Rm 6, 3-4; 8-11; Mt 10, 37-42
La Liturgia oggi ci fa riflettere su un duplice aspetto della vita cristiana.
L’azione di Dio meravigliosa e grande, è la prima Lettura, ci presenta un miracolo. Dio non esita a fare i suoi miracoli, quando vede la confidenza dei suoi figli, tanto più noi che siamo stati inseriti in Cristo, per cui in Cristo abbiamo la pienezza della vita, perché siamo accomunati a lui nel Mistero Pasquale: battezzati nella sua morte, sepolti con lui nella morte, risuscitati e perciò possiamo camminare in una vita nuova.
Il più grande dei miracoli non è quello che constatiamo nelle cose materiali, è quello che ammiriamo nelle cose soprannaturali, per cui noi moriamo al peccato e viviamo alla stessa vita di Dio, “viventi per Dio, in Cristo Gesù”. È l’azione della salvezza, la grande multiforme azione della salvezza, per cui noi, inseriti in questa storia, noi possiamo vivere veramente da figli di Dio e compiere le opere, che il Signore vuole da noi.
E la seconda riflessione viene quasi come corollario. Se Dio compie le sue meraviglie, l’uomo deve essere totalmente disposto e non può per nessuna ragione umana, per nessun affetto umano porre un ostacolo, ritirarsi dalle sue posizioni. È degno di lui chi supera tutto questo, è degno di lui chi prende la sua croce, cioè prende le sue difficoltà, accetta le condizioni di lotta della vita presente e si pone a totale disposizione, una disposizione di amore che non va unicamente a Dio, ma va a lui attraverso il prossimo: “Chi ha dato un solo bicchiere di acqua …”.
Ecco, il programma del cristiano è molto evidente: sublime risposta all’azione di Dio. Dio ci ama, Dio ha fatto tutto per noi, Dio è pronto sempre alle nostre richieste, è pronto sempre al suo perdono, ma noi non dobbiamo esitare.
La decisione del cristiano è una decisione radicale, fondamentale, che non ammette dubbi. Purtroppo tante volte l’egoismo ci prende e quel dono, che promettiamo a Dio, lo ritiriamo poi pian pianino nelle diverse circostanze della giornata. Ecco la viltà e la menzogna e ancora quella certa forma di cattiva furbizia, che ci fa essere estremamente mediocri, per cui è mediocre la nostra preghiera, sono mediocri le nostre opere, perché non le facciamo interamente per lui, ma le facciamo a servizio del nostro orgoglio e della nostra passione dominante.
Dobbiamo perciò chiedere al Signore questa grazia di totalità, di fortezza, questa umiltà fondamentale, che Iddio ci chiede come la prima condizione: accettare il piano di Dio, lasciarci condurre da lui, corrispondere con tutte le nostre forze.
CODICE | 78G1O0133CN |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 02/07/1978 |
OCCASIONE | Omelia, XIII Domenica Tempo Ordinario - Anno A |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Provvidenza e nostra corrispondenza |
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