At 12, 1-11; 2 Tim 4, 6-8. 17-18; Mt 16, 13-19
Qual è la gloria vera della Chiesa? Qual è la gioia che durerà sempre, che possiede il cuore dei discepoli di Gesù? La gloria sta nell’amore, sta nell’offrire se stessi, sta nel martirio.
Noi onoriamo oggi i santi apostoli come modelli di questo amore, come esemplari nel loro sacrificio, nel loro dono, nel loro martirio. Venerare degli apostoli e venerare dei martiri è esprimere la nostra certezza, è esprimere il necessario nostro programma di vita. Onoriamo gli apostoli e dobbiamo sempre di più sentire il nostro appartenere alla Chiesa, il nostro essere Chiesa. Il cristianesimo non è un itinerario solitario ed individuale, non è un tipo di religiosità che si esaurisce in se stessa. Essere di Gesù è essere della Chiesa, essere così nell’unione viva e forte con tutti i battezzati per la salvezza del mondo. Essere cristiani è assumere le responsabilità e gli oneri della Chiesa, per assumerne così la gloria del servizio.
Noi spesso ci dobbiamo interrogare, perché siamo portati, per il nostro egoismo, a considerare un fatto nostro, una posizione nostra, ma niente può essere chiuso in noi stessi. Non veniamo a Messa solo per noi! Il nostro partecipare alla Messa è partecipare a un’armonia di vita, a una missione di salvezza; partecipare alla Messa è sentire profondamente che siamo posti come Gesù e dobbiamo seguire la sua strada, anche se questa strada, prima di arrivare alla risurrezione, passa per il Calvario. Ogni giorno noi dobbiamo realizzare nella nostra preghiera, nelle nostra aspirazioni, nelle nostre parole, nelle nostre opere l’essere noi per la salvezza. Come Pietro e Paolo hanno offerto tutto, completamente tutto, hanno lasciato i loro cari, hanno lasciato i loro agi, hanno lasciato il loro ambiente e si sono spesi perché Gesù sia amato e conosciuto, così, a loro imitazione, dobbiamo sentire nella nostra vita forte e incalzante la carità di Cristo. Noi per il bene, per l’evangelizzazione, per la testimonianza.
Ed è così che veneriamo in Pietro e Paolo i martiri. Abbiamo sentito nella seconda Lettura san Paolo fare il tracciato della sua vita: “Ho combattuto la battaglia, ho terminato la corsa” (*2 Tim 4, 7). Quale immolazione! Che cosa si aspettava Pietro? Che cosa si aspettava Paolo? Oh, si aspettavano solo di soffrire per Gesù, di versare, come “in libagione” dice Paolo, il loro sangue; in libagione, cioè, come una festa di banchetto. Quanto amore nel loro cuore, quanta generosità! Come li dobbiamo invocare per noi, per la Chiesa universale, per il Papa che dobbiamo seguire ed amare, per il nostro Vescovo, per la nostra Chiesa locale, perché venga così da parte nostra tutta la testimonianza possibile.
Impegniamoci dunque, perché la venerazione dei santi apostoli non sia per noi un gesto fiacco e transitorio, ma ci resti viva nel cuore questa festa, perché noi siamo gli eredi degli apostoli e gli eredi dei martiri.
Abbiamo quest’anno cercato di progredire nella unione con lo Spirito Santo, la nostra Parrocchia si è posta attenta alle esigenze dello Spirito. Dobbiamo in questo scorcio dell’anno sociale intensificare questa nostra docilità, per essere proprio degni dei santi apostoli. Dobbiamo intensificare e il tempo estivo, anche se porta una dispersione materiale, ci deve tenere uniti in una profonda comunione spirituale.
E che cosa chiederemo allo Spirito? Quale tema ci proponiamo per la nostra prossima attività? Avete sentito: “Disse loro: voi chi dite che io sia?” (*Lc 9, 20). Ecco, lo Spirito Santo ci sollecita, ci spinge. E voi lo sapete a che cosa ci spinge, quando è scritto: "…e fu concepito di Spirito Santo nel seno di Maria Vergine" (* Credo). A che cosa ci spinge? Alla professione stessa che ha fatto Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente!" (*Mt 16, 16). È lì: lo Spirito Santo vuole formare in noi Cristo, vuole che ogni cristiano abbia una somiglianza profonda con Cristo, vuole in ognuno di noi stampare viva e profonda l'immagine del Cristo. E noi ci poniamo in questa disponibilità, e noi ci poniamo in questa attesa e, nella nostra attività, guarderemo allora a Gesù modello nostro e redentore nostro. Ricordiamo le parole dell'Inno: "Per te noscamus Filium” (per te impariamo a conoscere il Figlio). Ecco, il tema che ci proponiamo, il tema che studieremo sarà proprio così: la figura di Gesù, Gesù conosciuto, Gesù amato, Gesù imitato, Gesù il Signore che ci porta alla salvezza. Lo Spirito Santo vuole questo da noi e noi già invochiamo la grazia forte e vigorosa dello Spirito, perché possiamo essere docili e fedeli. E dopo la pausa estiva insieme, intensamente studieremo Gesù, via, verità e vita, modello e redentore nostro.
CODICE | 80FUO0133CN |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 29/06/1980 |
OCCASIONE | Omelia, Domenica XIII tempo Ordinario, Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Santi Pietro e Paolo – Essere di Gesù essere della Chiesa |
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