30/06/1974 - Omelia XIII Domenica Ord ore 6.30 e 8.15 Saluto alle Suore che lasciano Fiastri

Sant'Ilario d'Enza, 30/06/1974
Omelia, XIII Domenica Tempo Ordinario - Anno C - Messa ore 6, 30 e 8, 30 Saluto alle Suore che lasciano il Fiastri

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1Re 19,16.19-21; Gal 5,1.13-18; Lc 9,51-62

MESSA ORE 6, 30

Il tema, che la Liturgia di oggi sottolinea, è la nostra vocazione fondamentale. La chiamata nostra è ad essere simili a Gesù Cristo, è seguire lui in quello che è, nella sua verità, nella sua opera.

Il cristiano parte dal Battesimo e il Battesimo è l’unirci a Cristo come membra ad un corpo e le membra non possono essere diverse come natura, come costituzione dal capo. E’ questa somiglianza basilare che ci chiama e deve essere il momento che realizza la nostra vita: essere come Gesù Cristo, essere come lui, vivendo della sua stessa vita.

Noi nel Battesimo abbiamo ricevuto la grazia; la grazia è una comunicazione di vita divina, la grazia è il vivere della vita stessa di Cristo. Allora un cristiano non può non vivere in grazia e tanto più progredisce e tanto più è grande, quanto più ha la grazia. Voi ricordate, se la grazia è qualche cosa di divino, vale più un grado di grazia che non tutte le altre cose di questo mondo. Il cristiano deve aumentare la grazia, perché aumenta la sua grandezza, perché può meglio partecipare della ricchezza di Gesù.

Crescere in grazia! È il grande imperativo che ogni cristiano deve avere. Crescere in grazia vuol dire avvicinarsi e comunicare con Cristo nella preghiera, nei sacramenti. Crescere in grazia attraverso la fede esercitata, attraverso la speranza che muove, attraverso la carità che opera.

Ed è in questa comunione con Cristo che allora la fede si sostanzia profondamente, allora è la fede che ci fa vedere tutte le cose dal punto di vista di Dio, è allora la fede che ci dà una visione molto diversa da tutti gli altri uomini. Chi ha fede vede Dio, il mondo, se stesso in una luce soprannaturale.

Allora la nostra vocazione è questa verità, che non è semplicemente una idea che si pone nella nostra anima, è, come dicevo, un modo nuovo di vedere tutto. Il cristiano nella fede ha una ricchezza incalcolabile, perché realizza ciò che nessuno può realizzare: vedere le cose come le vede Dio.

E poi seguire Gesù Cristo è fare le opere di Gesù Cristo; cioè noi dobbiamo avere il gusto, la scelta, operare in ogni circostanza come opererebbe Gesù Cristo. Di qui la domanda che un cristiano continuamente si deve porre: come farebbe Gesù Cristo al mio posto? Come relazionerebbe, quali sacrifici si imporrebbe, quali opere per il bene degli altri, quale esercizio di virtù?

Ecco sta qui la nostra sostanziale scelta e perciò la Liturgia ci invita a meditare su ciò che abbiamo fatto. “Fratelli”, abbiamo letto nella seconda Lettura, “siete stati chiamati a libertà, prima eravate schiavi”, (Gal 5,13) la schiavitù del peccato. E san Paolo allora ci invita a considerare come la libertà è meravigliosa dignità di partecipare con Cristo.

Viviamo così, per realizzare così.

MESSA ORE 8, 30

La Liturgia di oggi ci richiama a un dato fondamentale, ci richiama alla nostra vocazione di seguire Gesù Cristo. Professarsi cristiani non è fare una determinata scelta di morale esclusivamente, non è nemmeno formulare in articoli un proprio programma. Essere cristiani è identificarsi con Cristo, è essere una sola cosa con lui, una sola cosa, perché Gesù non è solo una persona da venerare, è una persona cui noi dobbiamo unirci così strettamente da formare un’unica cosa.

Questo diciamo quando parliamo di Corpo Mistico, diciamo che la nostra vita deve pulsare all’unisono, deve essere la stessa vita di Cristo che si realizza in questo mondo, in questo nostro tempo, secondo quello che il Padre vuole da noi.

È in questa vocazione perciò il senso del nostro esistere: un cristiano esiste per essere Cristo, un cristiano fa per realizzarsi come Cristo, un cristiano testimonia per essere così come lo è stato Gesù.

Vorrei che approfondissimo sempre di più questa nostra profonda vocazione. Vorrei che noi ponessimo con chiarezza questa impostazione, perché il nostro pregare, perché il nostro lavorare, perché il nostro soffrire non può avere altro scopo: essere Cristo. Perciò imprimiamocelo profondamente nell’animo: il cristiano deve essere un altro Gesù Cristo, o è un altro Gesù Cristo o fallisce, o è un altro Gesù Cristo o la sua missione non ha senso.

Ecco perché oggi noi vogliamo rimeditare su questa nostra posizione battesimale ed è una riflessione profonda di ognuno di noi ed è ancora una riflessione anche comunitaria, perché anche come comunità dobbiamo rivivere il Cristo, anche come comunità noi dobbiamo prendere Cristo come nostro modello. Una comunità cristiana è una comunità che sente e che opera come Gesù Cristo. E tutto quello che noi facciamo e tutto quello che noi abbiamo intenzione di fare è in questo senso; è in questo senso che noi vogliamo porre la nostra vita, è in questo senso che noi sempre di più vogliamo improntare il nostro vivere il mistero della Chiesa, della Chiesa che agisce, della Chiesa che prega e della Chiesa che soffre.

Ed oggi, 30 giugno, per la nostra Chiesa parrocchiale, per la Chiesa che è a Sant’ Ilario è un giorno di dolore. Oggi le nostre suore dell’asilo lasciano dopo 80 anni il loro posto; lo lasciano, e questo è motivo di dolore grande, dico, di vero dolore perché le nostre suore hanno fatto tanto bene, perché le nostre suore hanno prodigato tesori in una pazienza quotidiana, in una competenza di lavoro, in una generosità senza limiti. Lasciano il Fiastri, oggi scade la convenzione che non si è voluta rinnovare, scade la convenzione e perciò lasciano con tristezza, contro la loro volontà, questo posto di testimonianza e di lavoro.

Noi vogliamo qui, pubblicamente, sentitamente, fortemente ringraziarle, noi che siamo stati i loro alunni, tutto Sant’ Ilario è passato attraverso la loro opera di educazione e di fede. Noi le vogliamo ringraziare per questo dono così grande, che hanno fatto per ottanta anni. Veramente in loro ha agito il Signore, veramente in loro ha trionfato la grazia di Dio. Sono state di buon esempio, sono state anime di fede che silenziosamente, senza mai chiedere niente, in un grande spirito di povertà, hanno reso evidente come la verginità consacrata è valida ed efficace nella Chiesa. Noi le ringraziamo e preghiamo per loro; preghiamo per loro nella certezza che il Signore sa ricompensare. Il Signore ricompensa in una maniera che nessun uomo può ricompensare. Noi testimoniamo loro questa riconoscenza e questo affetto, questa preghiera e questo nostro impegno e non vogliamo, anche se lasciano il Fiastri, che vadano via. Resteranno in Parrocchia, resteranno ospiti della Parrocchia e continueranno la loro opera come sarà possibile. La continueranno con la stessa fede e circondate ancora di più dall’affetto di tutta la nostra Parrocchia, che vuole sentire come si forma un cuore solo ed un’anima sola.

CODICE 74FVO0133CN
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 30/06/1974
OCCASIONE Omelia, XIII Domenica Tempo Ordinario - Anno C - Messa ore 6, 30 e 8, 30 Saluto alle Suore che lasciano il Fiastri
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Grazia, Corpo Mistico
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