2 Re 4, 8-11. 14-16; Rm 6, 3-4. 8-11; Mt 10, 37-42.
Essere discepolo di Gesù è la più grande gloria, è la più grande fortuna, è la più eccelsa delle gioie, perché seguire Gesù è seguire Dio, è seguire il Maestro che non sbaglia, è seguire Colui che dà la vita per ora sulla terra e per tutta l’eternità. Seguire Gesù, voler diventare davvero cristiani è perciò la cosa più valida, è la cosa più logica, è cosa più bella.
Seguire Gesù da vicino, essere cristiani non di nome ma di fatto, essere cristiani vuol dire seguirlo dappresso; ecco perché, se è tanta la ricchezza dell’essere cristiani, esige delle condizioni precise. Ha detto Gesù che l’amore per Lui deve essere l’amore sommo; nemmeno l’amore per i familiari, per i familiari così stretti come il padre e la madre, nemmeno questo amore deve essere di più. Per Gesù bisogna donare tutto, per Gesù bisogna avere il massimo amore, l’amore che non si ferma, l’amore che non esita, l’amore che non dubita, l’amore che non si ferma di fronte alle cose penose o difficili, l’amore che sa dare. “Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me” (Mt 10,38).
Misurare allora il nostro dono, misurare allora la nostra precisa volontà, porre allora tutti noi stessi in questa sequela, una sequela forte, generosa, colma; seguire Gesù, seguire Gesù con convinzione, seguire Gesù con entusiasmo, seguire Gesù sempre. Oh, quanto dobbiamo essere fervidi! Questo fervore ci deve spingere ad una logica osservanza dei comandamenti, ad una preferenza data a Gesù senza esitazione. Non si può dividere il proprio cuore tra Gesù e il mondo, non si può cercare di fare qualche cosa per Lui e basta, bisogna disporre la propria anima a questa totalità di servizio, a questa completezza di dono.
Il gruppo che fa la professione di fede si intona proprio a questo brano del Vangelo, vuole essere riconoscente a Gesù, vuole seguire Gesù: vuole essere riconoscente per tutto quello che ha fatto il Signore.
Il Signore per noi ha donato tutto, ha sparso fino all’ultima goccia del suo Preziosissimo Sangue, si è donato giorno per giorno fino all’immolazione del Calvario. Gesù per noi continua a donare tutto e ogni volta che si celebra la Messa si rinnova il suo sacrificio e il suo Preziosissimo Sangue ritorna sull’altare. Oh, con quanta generosità dobbiamo corrispondere al suo amore e offrigli con slancio tutta la nostra vita! Il gruppo, che professa la fede, vuol proprio dire questo: “Nel nome del Signore costruiamo la vita nostra, nel nome del Signore poniamo tutta la nostra scelta, tutta la nostra generosità, tutto il fervore”.
Noi auguriamo a questo gruppo che si realizzi con pienezza, si realizzi nell’osservanza del Vangelo senza timidità e senza patteggiamenti, si realizzi nell’amore alla Chiesa, perché la Chiesa è costata a Gesù tutto il suo Sangue. Il gruppo si distingua per fervore nell’attività della parrocchia e nella generosa testimonianza all’amore di Dio; si realizzi con prontezza, con continuità, con potenza e doni tutto se stesso perché sia glorificato il Signore e da tutti sia visto come l’unica speranza e l’unico amore nostro.
CODICE | 84G0O0133CG |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 01/07/1984 |
OCCASIONE | Omelia, XIII Domenica Tempo Ordinario – Anno A; Professione di fede |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | La sequela esige totalità di dono |
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