05/07/1981 - Omelia XIV Domenica Ord

Sant'Ilario d'Enza, 05/07/1981
Omelia, XIV Domenica Tempo Ordinario - Anno A

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Zc 9, 9-10; Rm 8, 9. 11-13; Mt 11, 25-30

“Le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11, 25). Questo ringraziamento di Gesù, perché la sua meravigliosa rivelazione è accolta dai piccoli, ci deve fare molto riflettere.

Chi sono i piccoli? Sono in contrapposizione a quelli che credono di essere sapienti e intelligenti, cioè a coloro che confidano sulla loro sapienza, sulla loro intelligenza, sulle loro qualità, coloro allora che impostano la loro vita su delle cose umane, su delle cose che non sono quelle che discendono dall’alto. Essere piccoli vuol dire confidare, abbandonarsi, essere gioiosi della Parola di Dio. È sulla Parola di Dio che tutto deve essere costruito. L’uomo che rinuncia è l’uomo che, come soggiunge San Paolo, si perde in quelli che sono i pretesi valori dell’orgoglio, dell’autonomia esagerata: “Quelli che vivono - dice sinteticamente - secondo la carne” (Rm 8, 5. 8), cioè secondo quello che produce la carne, l’uomo. L’uomo deve vivere di Spirito. È lo Spirito di Cristo che ci deve guidare. È lo Spirito di Cristo che deve essere l’animatore di tutti i nostri pensieri, di tutte le nostre prospettive, di tutte le nostre aspirazioni. Lo Spirito di Dio! Vedere le cose dal punto di vista di Dio, vedere le cose con umiltà e con gioia: “O Dio, mio re, voglio esaltarti” (Sal 144, 1). Ecco ciò che esce da una vita di piccolo, di confidato: “O Dio, mio re, voglio esaltarti”.

Dare la propria vita al Signore è condurla secondo quello che dice Lui e, soggiunge ancora l’apostolo “Se con l’aiuto dello Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete” (Rm 8, 13).

Scendiamo pure in concreto. Capiamo che allora troppe nostre azioni non sono fatte in dipendenza da Dio, che troppe volte noi giudichiamo secondo un metro umano e il nostro cristianesimo diventa qualche cosa di esteriore, di formale, diventa un rito, non una vita. Il Signore ha detto: “Io sono mite e umile di cuore” (Mt 11, 29), è in questo senso che allora dovremo ripetere: “Fa’ il mio cuore secondo il tuo Cuore”. È questa umiltà radicale, è questa mitezza, la mitezza delle Beatitudini, che deve informare bene ogni nostra azione, perché altrimenti crediamo, ma “la fede senza le opere è cosa morta” (Gc 2, 17). Crediamo, ma resta una teoria, non resta una pratica. Ci dobbiamo proporre davanti ad ogni scelta di chiederci: - E’ conforme alla volontà di Dio? Questo, che voglio compiere, è dettato dall’amore di Dio o dal mio egoismo, dalla mia agitazione che vuole tutto e non vuole lasciare ciò che è supremamente bello lasciare, perché apra tutto il cuore all’influsso dello Spirito? Ed é per questo che siamo “affaticati e oppressi” (Mt 11, 28), perché troppo preoccupati dalle cose del mondo, dalle cose egoistiche che ci travagliano. La liberazione, la gioia viene proprio da lì. Sembra un paradosso, ma è vero! La liberazione è prendere un giogo sopra di noi, il suo giogo! La liberazione sta nel prendere la Parola di Dio a norma della nostra vita e buttare via tutto quello che di pesante e di grave ci tiene occupati. L’aspirazione, l’amore allora li troveremo sempre in pienezza nel Cuore santo del Signore. È quel Cuore che dobbiamo guardare, è da quel Cuore che dobbiamo apprendere la lezione di ogni giorno.

CODICE 81G4O0133DN
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 05/07/1981
OCCASIONE Omelia, XIV Domenica Tempo Ordinario - Anno A
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI I piccoli – Vivere di Spirito - Il suo giogo
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