Ez 2, 2-5; 2 Cor 12,7-10;Mc 6, 1-6
“E si meravigliava della loro incredulità” (Mc 6, 6). I compaesani di Gesù non credevano, forse s’immaginavano un Messia misterioso venuto dall’alto, un Messia di un'altra fisionomia e di un'altra origine. Invece era proprio uno di loro, vissuto in mezzo a loro, uno umile, di una famiglia umile. E si scandalizzavano, cioè prendevano motivo per rifiutare tutto. E qui è stato il loro peccato: hanno voluto imporre a Dio i loro schemi e dire: - Oh, il Signore deve fare così… e la sua opera deve svolgersi così … - Restavano increduli nonostante i miracoli, restavano increduli nonostante la magnifica dottrina di Gesù, restavano increduli anche se erano così sollecitati a deporre i loro pregiudizi e il loro orgoglio, a riconoscere in quell’Uomo cresciuto tra di loro la grande manifestazione dell’amore di Dio, attesa da tutti i secoli.
Penso: se Gesù tornasse tra di noi, se Gesù venisse nelle nostre assemblee, si verificherebbe ancora la sua meraviglia? Penso di sì, perché nonostante tante prove, tante grazie, tante cose mirabili, noi restiamo fiacchi e deboli nella fede. Noi restiamo sempre degli eterni fanciulli, che si giocano le cose più preziose con un’indifferenza, con una leggerezza, con una vanità che rasentano lo spavento. Abbiamo troppo poca fede, quando il Signore ci ha fatto vedere le sue mirabili imprese, quando ogni giorno sul nostro altare Lui è presente nel suo sacrificio, quando noi possiamo riceverlo e Lo riceviamo, manifestando esternamente la nostra fede. “Corpo di Cristo”, dice il sacerdote; noi diciamo: “Amen, amen! Sì, è così, sì è vero che è Cristo!”. Ma poi il nostro cuore resta freddo, resta indifferente, ma poi i nostri peccati continuano e si moltiplicano, poi noi non gli diamo testimonianza, e poi noi restiamo così, come siamo insieme, cioè, anche la nostra vera partecipazione alla Chiesa resta un’adesione formale e non è un impulso forte e generoso.
In questa domenica dobbiamo allora chiedere al Signore la vivacità della fede, una fede vera, una fede grande, una fede che senta sempre di più che il Signore è con noi. La fede è un’iniziativa di Dio che sollecita la nostra risposta. A Dio che ci viene incontro, a Dio che dimostra ancora una volta il suo amore, sappiamo dire di sì, sappiamo vivere la nostra consacrazione battesimale. La consacrazione del Battesimo dice la consegna che noi diamo di noi stessi a Dio. Quando ci consacriamo al Cuore di Gesù, non facciamo che ripetere questa nostra consegna, questo nostro dono. Lo sappiamo: restiamo deboli, ma avete sentito nella seconda Lettura san Paolo: “Sono debole. Ho pregato il Signore che la tentazione si allontanasse da me; Egli mi ha detto: “No, la tentazione ti resta. Ti basta la mia grazia, la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza” (cfr. 2 Cor 12, 10). Proprio perché siamo deboli, Lui è con noi; proprio perché siamo deboli, dimostra la sua potenza, la sua meravigliosa potenza e noi diventiamo così la manifestazione della sua gloria.
Impegniamoci. “Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi” (Gv 1, 14), questa è la grande opera, questo è il grande avvenimento che noi dobbiamo ogni giorno, sempre, ogni giorno, porre come centro; è il grande avvenimento cui dobbiamo sottomettere tutta la nostra azione, tutte le nostre scelte. “Il Verbo si è fatto carne” (ib.)
CODICE | 82G3O0133DN |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 04/07/1982 |
OCCASIONE | Omelia, XIV Domenica Tempo Ordinario - Anno B |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Incredulità – Consacrazione battesimale, consegna a Dio |
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