Is 66, 10-14; Gal 6, 14-18; Lc 10,1-12.17-20.
Non solo quei discepoli. Ogni cristiano è un inviato, è mandato da Cristo nel mondo a portare il tesoro più prezioso che si chiama la parola di Dio e lo Spirito di Dio.
Ogni cristiano non può prescindere da questa missione: se prescinde vuol dire che non è conscio del suo cristianesimo.
Bisogna andare, bisogna testimoniare, bisogna offrire con la nostra vita l’esempio che ci ha dato Gesù.
Certo, per portare un messaggio bisogna prima di tutto conoscere questo messaggio. Troppi cristiani si accontentano di frammenti. Sanno qua e là qualche cosa, ma che non è coordinato e approfondito.
Siamo chiamati alla cultura della fede. Dobbiamo conoscere, approfondire, presentare la nostra fede in questo nostro mondo così pagano e così laicista. In questo mondo. Come gli antichi Ebrei scivolavano nell’idolatria, così questo nostro mondo è caduto in terribili idolatrie.
C’è la parola di Gesù che dobbiamo meditare con tremore: “Quel giorno Sodoma, la città del peccato, sarà trattata meno duramente di quella città”. La nostra società è quella città che ha rifiutato il dono di Dio.
Poi non basta conoscere il messaggio: bisogna stimarlo adeguatamente. Una parola di Dio vale più di tutte le parole degli uomini, più di tutte le contorsioni della nostra società. Questa forma di terribile smarrimento: si inseguono delle chimere.
Nella parola di Dio, invece, c’è la luce piena, c’è la risoluzione di tutte le angosce. Il Signore ha detto: “Io sono la luce del mondo” (Gv 8,12). La luce. Vuol dire che dobbiamo andare secondo quello che ci ha insegnato, sentire quale tesoro noi possediamo, un tesoro inestimabile.
Oh, i cristiani timidi, i cristiani paurosi che hanno tremore a manifestare la loro fede, che hanno paura di dire “Io sono, per grazia di Dio, un cristiano. Lo sono. Ho una parola nel mio cuore che vale più di tutte le altre discussioni. Ho questa parola e nella carità ve la dono!”.
Non essere cristiani timidi, non aver paura di andare contro corrente. Non aver paura di essere nello stile del cristiano, uno stile che dev’essere sempre fulgido e pieno: per le strade, nelle spiagge, nelle diverse località di villeggiatura.
La parola di Dio: portala, amala, dalla attorno a te.
È il proposito che vogliamo presentare al Signore oggi: una fede piena, una fede vissuta, una fede ricca è il nostro dono ai fratelli che sono nell’errore o nell’ignoranza. Una fede che è la nostra gloria, è la nostra vittoria, è la nostra potenza.
Cresciamo nella fede, viviamo sempre nella fede.
CODICE | 86G5O0133DN |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 06/07/1986 |
OCCASIONE | Omelia, XIV Domenica Tempo Ordinario – Anno C |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | |
ARGOMENTI |
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