03/07/1988 - Omelia XIV Domenica Ord

Sant’Ilario d’Enza, 03/07/1988
Omelia, XIV Domenica Tempo Ordinario

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Ez 2, 2-5; 2Cor 12, 7-10; Mc 6,1-6.

Avevano il Figlio di Dio in mezzo a loro, avevano la possibilità di arricchirsi spiritualmente in una maniera incredibile: si sono scandalizzati, cioè hanno preso motivo per fare peggio, non hanno accettato il piano di Dio, hanno voluto mettere davanti i loro pensieri, le loro idealità. Non pensavano così un Messia: lo volevano pensare di una potenza e una manifestazione umana grandiosa; volevano credere ma volevano credere alla loro maniera, volevano credere a un Messia che portasse un trionfo del tempo, un trionfo materiale.

È proprio sempre così: noi stentiamo a diventare migliori, perché non riconosciamo il piano di Dio su di noi e sulla nostra vita. E così, invece di prendere motivo per servire meglio di Dio dalle nostre prove, dalle nostre sofferenze, dalle nostre difficoltà, ne prendiamo motivo per scandalizzarci, per fare peggio, per perdere di fede, per smarrirci.

Dice il Signore: “Le mie vie non sono le vostre vie” (Cfr. Is 55,8). Quanto dobbiamo meditare su questo: le sue vie, la sua provvidenza, la sua giustizia, il suo amore, la sua mirabile disposizione di provvidenza! Come dobbiamo saperla riconoscere, come dobbiamo saper unire la nostra vita alla vita di Gesù, preferendo le cose di Gesù alle cose nostre, preferendo i sentimenti di Gesù ai sentimenti nostri!

Quanto dobbiamo riflettere! Non sono tanti, forse, i cristiani che si smarriscono? Che di fronte a una disgrazia, che di fronte a una cosa contraria, che di fronte ad una prolungata sofferenza dubitano della bontà di Dio, dubitano della sua mirabile assistenza e si sentono soli? Si sentono in balia di un destino selvaggio e danno ragione a quelli che non hanno fede e che dicono: “Tutto avviene a caso, non c’è una provvidenza!”. E così dimenticano le parole del Signore: “Anche i capelli del vostro capo sono contati. Non ne cade uno senza il permesso del Padre vostro” (Cfr. Lc 12,7).

Non credono, non si abbandonano; per gli altri vale la fede, per loro no. Quanto dobbiamo ravvivare la fede per saper vedere il Signore anche dove gli occhi umani non sanno individuarlo, anche dove gli occhi umani vedono il contrario.

Dobbiamo avere fede; il che vuol dire che, credendo a Dio, credendo alla sua presenza, credendo alla sua bontà, credendo alle sue promesse, non oscilliamo mai ma sappiamo prendere le cose con molta umiltà, con quella saggezza evangelica per cui ripetiamo: “Il Signore non si sbaglia! Il Signore ha le sue strade ma sono strade sempre adorabili, sono strade di giustizia e di amore. Egli attraverso queste strade ci conduce dalla vita presente alla vita eterna”.

Siamo fatti per il Paradiso, non dimentichiamolo mai! Al Paradiso dobbiamo tendere con tutte le nostre forze. Passa presto il tempo, passano le illusioni, le speranze del tempo, resta quello che abbiamo fatto davanti a Dio, e resta per sempre.

CODICE 88G2O0133CN
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 03/07/1988
OCCASIONE Omelia, XIV Domenica Tempo Ordinario
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Fede: vedere come vede Dio
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
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