10/07/1988 - Omelia XV Domenica Ord

Sant’Ilario d’Enza, 10/07/1988
Omelia, XV Domenica Tempo Ordinario – Anno B

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Am 7, 12-15; Ef 1, 3-14; Mc 6, 7-13.

Risuona ancora forte e potente nella Chiesa la predicazione degli apostoli. Predicavano che si convertissero.

Cosa vuoi dire convertirsi? Abbiamo bisogno di convertirci? Chi deve ubbidire o siamo tutti bisognosi di conversione? Tutti abbiamo bisogno di recuperare quella voce che risuona nella nostra vita e che abbiamo ascoltato dalla bocca dell’Apostolo: “Egli ci ha predestinati ad essere santi e immacolati al suo cospetto. Egli ci ha predestinati come figli e come eredi”.

La nostra dignità è veramente molto grande e molto forte: noi siamo chiamati a vivere una pienezza. Ecco che cosa vuoi dire convertirci! Per noi non è la prima conversione, l’abbiamo già fatta, ma è la conversione dalla nostra mediocrità, dai nostri difetti, da ciò che ci inceppa nella via del bene.

Troppe volte il cristiano si ferma così, si ferma a metà. Per questo, coloro che si fermano a metà vengono chiamati «mediocri». Si fermano a metà: non vogliono rinnegare il Signore ma praticamente non lo scelgono totalmente; si fermano a una certa pratica di devozioni, ad un certo ritmo di onestà di vita, ma il Signore vuole di più! Il Signore ci ha chiamato, ci ha chiamato con una voce potente, con la stessa voce che ha chiamato dal nulla tutte le cose, con la stessa voce del Giordano, quando disse: “Questi è il mio Figlio diletto: ascoltatelo” (Cfr Mt3,17).

La nostra predestinazione è essere simili a Gesù, è ricalcare i suoi sentimenti e le sue scelte, è non aver davanti nessun altro modello se non Lui. Noi non dobbiamo essere buoni per il buon esempio che riceviamo, non dobbiamo scandalizzarci del cattivo esempio; dobbiamo guardare a Gesù e in Lui contemplare quella che è la volontà del Padre.

Il cristiano deve essere, per definizione, un proseguimento del Cristo, un altro Cristo.

Le nostre virtù non le dobbiamo misurare con un largo metro umano, ma con il metro che ci ha dato il Signore. Il metro è la misura dell’eternità, è la misura della salvezza, è la misura di Gesù.

Convertirci per noi significa allora non fare le cose in qualche maniera ma tendere all’autentica perfezione, tendere al bene a tutti i costi, anche perchè è solo così che possiamo veramente evangelizzare, portare anche noi la sua Parola, e con la sua Parola, il suo amore e la sua salvezza.

Impegniamoci dunque: in questa domenica meditiamo soprattutto su che cosa ci manca per essere suoi veri discepoli; che cos’è che viene a mancare nella nostra vita; quali sono le pigrizie e le indecisioni che ci impediscono il cammino del Signore. E, riflettendo bene, domandiamo l’aiuto della Beata Vergine. La Madonna è stata la creatura più perfetta, tutta santa.

Ecco, Lei ci aiuterà a non accontentarci di fare qualche cosa ma di volere fare di più, tutto quello che il Signore vuole di più e ci aiuterà a farlo con vera gioia e con vera perseveranza.

CODICE 88G9O0133DN
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 10/07/1988
OCCASIONE Omelia, XV Domenica Tempo Ordinario – Anno B
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Convertirci alla pienezza di vita
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