Sap 12, 13. 16-19; Rom 8, 26-27; Mt 13, 24-43
“Lasciate” (Mt 13, 30) è la Parola che condensa tutta la Liturgia di oggi. “Lasciate” è glorificazione dell’infinita pazienza di Dio. La storia della salvezza è storia della continua pazienza di Dio. “Lasciate che cresca, lasciate”. “Il Signore è buono, è pronto alla misericordia - dice la Scrittura - ma lento all’ira” (Sal 85, 15). È per la pazienza di Dio che noi siamo. É per la pazienza di Dio che noi non siamo all’inferno. É per la pazienza di Dio che continuano ad arrivarci tante grazie. È per la pazienza di Dio che noi ripetiamo con monotonia le nostre confessioni e non riceviamo castighi. È per la pazienza di Dio che noi, come sottolinea la seconda Lettura, noi abbiamo “lo Spirito che viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare” (Rm 8, 26). Dobbiamo allora imparare la preghiera di un ringraziamento continuo e forte, secondo l’invito che in ogni Messa ci viene fatto: “È ben degno e salutare renderti sempre grazie” (Prefazio). Il ringraziamento vuole capire un po’ di quello che noi riceviamo da Dio, di questa pazienza così grande ogni giorno e che ci arriva in tutti i momenti. Ognuno di noi conosce le proprie mancanze, le proprie incongruenze, le proprie facili oscillazioni. Ognuno di noi sa quanta pazienza facciamo esercitare al Signore. La preghiera di ringraziamento diventa, allora, ancora una preghiera di perdono e di supplica, la supplica perché non abusiamo della pazienza di Dio. Dice sempre la Scrittura: uno che si abitua ad abusare di questa pazienza è come colui che fa mettere sulla sua testa dei carboni accesi, cioè è come attirarci il fuoco vendicatore della giustizia di Dio. Preghiera di supplica perché possiamo essere fedeli, perché non accattiamo delle scuse, perché le scuse le abbiamo purtroppo sempre pronte. E le occupazioni e le preoccupazioni e i traffici che abbiamo e i disturbi che possiamo avere, tutto ci serve di scusa per non corrispondere alla voce di Dio, per essere più che mediocri nella preghiera, per non avere una vita spirituale conseguente e logica. E le scuse non fanno che richiamarci a questo abuso. Noi abusiamo di Dio.
La sua Parola ci deve fare riflettere, la sua Parola che non viene meno: “Lasciate che crescano, ma fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla” (Mt 13, 30). Chi abusa della pazienza di Dio costruisce zizzania, costruisce motivi perché la nostra condanna sia ancora più terribile.
E poi ricordiamo che, se Dio è così paziente con noi, noi dobbiamo imitarlo essendo pazienti con gli altri, esercitando la carità della pazienza, perché così possiamo ottenere misericordia da Dio. Sia la nostra vita spirituale, allora, un riprenderci, uno stimolarci, un donarci nuovamente ogni giorno, perché ogni giorno è pieno di misericordia e ogni giorno domanda a noi generosità, domanda a noi impegno, domanda a noi tanta carità.
CODICE | 81GIO0133FN |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 19/07/1981 |
OCCASIONE | Omelia, XVI Domenica Tempo Ordinario - Anno A |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | La pazienza di Dio - La carità della pazienza |
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