27/07/1986 - Omelia XVII Domenica Ord Campeggio femminile

Gn 18, 20-21. 23-32; Col 2, 12-14; Lc 11, 1-13.

Con grande evidenza e con grande forza tutta la liturgia di questa domenica insiste sulla validità e sulla grandezza della preghiera.

È un grande dono che ci ha fatto il Signore, il dono di poter essere con Lui, di poter essere a cuore a cuore con Lui, di essere così fedeli da essere esauditi, così fiduciosi da potere ottenere ogni cosa.

Una vera preghiera: è questa che dobbiamo cercare, è questa che dobbiamo a tutti i costi volere. Quanto ci dobbiamo pentire se pronunciamo delle parole e non pensiamo a niente; se pronunciamo delle parole e il cuore resta al buio; se pronunciamo delle parole e il cuore resta freddo e indifferente; se siamo davanti a Lui, l’Infinita Ricchezza, e non prendiamo nulla; se siamo davanti all’Oceano Infinito di Amore e restiamo indifferenti.

Povere preghiere buttate via! Hanno il nome di «preghiera» e sono un’illusione; hanno il nome di «preghiera» e sono piuttosto un’offesa.

Chi è indifferente alla preghiera va a pregare con fatica. Per chi è indifferente alla preghiera, la preghiera costituisce un peso, una perdita di tempo. Ed è invece il tempo più ricco, meglio impiegato, il tempo più forte.

Oh, come dobbiamo cercare di amare la preghiera perché ascoltiamo Gesù che ci parla, perché scopriamo Gesù che ci aiuta e condivide con noi tutte le nostre cose. Scoprire nella preghiera il sostegno di ogni giorno, la gioia di ogni giorno, la forza di ogni giorno.

Oh, come dobbiamo meditare a lungo questo binomio preghiera-forza, perché viene dall’alto, preghiera-amore. È nell’amore di Dio poniamo tutta la nostra sicurezza; è nell’amore di Dio che dobbiamo vivere. È l’amore di Dio che ci deve guidare.