18/08/1985 - Omelia XX Domenica Ord

Sant’Ilario d’Enza, 18/08/1985
Omelia, XX Domenica Tempo Ordinario - Anno B

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Pro 9, 1-6; Ef 5, 15-20; Gv 6,51-58

Ci dobbiamo interrogare, e di un’interrogazione che arrivi fino alle profondità della nostra anima, sulla stima che abbiamo di questo tesoro di amore che ci ha lasciato il Signore lasciandoci l’Eucaristia, perché non avvenga che siamo equiparati a quei giudei che non credevano, che erano scettici, perché intendevano le cose non in senso spirituale e santo ma in un senso materiale e triste. Noi lo sappiamo che un peccato particolarmente grave è quello di trattare male l’Eucaristia. C’è chi la tratta male perché la guarda con incredulità e indifferenza. C’è chi la tratta male perché, pur dicendo di credere, non ha abbastanza fede e il suo cuore non palpita di riconoscenza verso il Signore. C’è chi la tratta male perché fa delle Comunioni languide e senza forza. C’è chi la tratta male perché non capisce che la Messa è una rinnovazione del sacrificio di Gesù, è un vero e proprio sacrificio cui noi siamo chiamati a partecipare. C’è chi la tratta male perché dimentica che Gesù è perennemente nel tabernacolo e ci aspetta come un amico aspetta un amico, perché Gesù si degna di chiamarci suoi amici e di trattarci così. Guardiamo se la nostra vita cristiana è macchiata di questo peccato, se la nostra vita cristiana è povera e così non fa conto di questo che è il prodigio dell’amore infinito. Tornano le parole che abbiamo letto di san Paolo: “Comportatevi non da stolti, ma da uomini saggi, profittando del tempo presente” (cfr. Ef 5,15-16). Il nostro tempo deve essere tempo di Eucaristia per essere, come dice l’apostolo, “ricolmi dello Spirito” (cfr. Ef 5,18). Oh, sì, facciamo una revisione vera della nostra devozione Eucaristica. Il centro è l’Eucaristia, il centro lo dobbiamo trovare nella Messa dove tutti uniti insieme a lui diamo gloria al Padre. Lo sapeva che il nostro cammino è difficile, lo sapeva che ad ogni momento è pronta la tentazione, lo sapeva che il mondo ci circonda di tanti inganni e di tanta iniquità, per questo è restato, non dimentichiamocene mai. Non è restato per gli angeli, è restato per noi. È restato al centro della Chiesa, è restato al centro perciò della Parrocchia, è restato perché nel tabernacolo noi potessimo avere sempre costantemente il punto di ritrovo, il punto della nostra forza, il punto della nostra fraternità. È proprio qui che dobbiamo porre, ognuno di noi, il suo proposito per migliorare, per potere camminare nella volontà di Dio e “dare continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo”.

CODICE 85HHO0133JN
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 18/08/1985
OCCASIONE Omelia, XX Domenica Tempo Ordinario - Anno B
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Eucaristia
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
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