05/09/1982 - Omelia XXIII Domenica Ord

Sant'Ilario d'Enza, 05/09/1982
Omelia, XXIII Domenica Tempo Ordinario - Anno B

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Is 35, 4-7; Gc 2,1-5; Mc 7, 31-37

“Emise un sospiro e disse: Apriti!” (Mc 7, 34). Il sospiro di Gesù si ripete nei secoli, si ripete per tante anime ben raffigurate nel sordomuto. Troppe anime non sentono la Parola di Dio, troppe anime non dicono la Parola di Dio. E il numero dei sordomuti è veramente grande, perché vi sono dei sordi che fingono di sentire, ci sono dei sordi che non vogliono sentire, ci sono dei sordi che, simulando di sentire, prendono i pretesti dalla loro sordità. Vi sono dei muti che non vogliono pregare, perché dicono che la preghiera è inutile o che non hanno tempo o che basti fare qualche gesto.

Come dobbiamo interrogarci, per vedere se anche noi almeno in parte siamo così! Per cui la Parola di Dio non penetra in noi, resta alla superficie della nostra vita; se ci siamo anche noi nelle persone che non mettono al centro la preghiera, non ne apprezzano fino in fondo il perché e il significato.

Che tristezza avere tanta Parola di Dio, che angoscia avere un mezzo così facile e infallibile come la preghiera e trascurarla! Trascurarla perché non se ne ha voglia, trascurarla perché si resta troppo assorbiti nelle proprie occupazioni, trascurarla perché non si vuole un impegno forte e grande.

Ecco perché oggi ci dobbiamo confrontare con questa pagina del Vangelo e riconoscere allora che il rimedio nostro è una viva fede. Bisogna avvicinarci a Gesù, avvicinarci come al nostro Salvatore, a Colui che libera dalle false sordità e dalle false mutolezze, che ci libera e ci dà il senso vero delle cose, che ci dà il valore vero delle cose, che ci insegna che “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4, 4), che non c’è nulla di meglio nella vita che la confidenza e l’amore nella preghiera, che è proprio in quest’ordine che possiamo magnificamente crescere e dilatare in noi e attorno a noi il Regno di Dio.

Ma per non restare nel generico, guardiamo bene ad ogni nostra giornata, al posto che diamo all'ascolto della Parola: riflessione, meditazione, al posto che diamo alla nostra preghiera, come facciamo la nostra preghiera, come la vediamo l’opera la più grande e la più importante, di fronte alla quale le altre cose devono sentirsi piccole.

Vorrei che facessimo un grande sforzo, perché è così che poi si vedono giustamente le cose; si vedono le cose umane poste nel divino. E allora ritorna la seconda Lettura, la lettera di san Giacomo ,che ci insegna come giudicare gli uomini e come vedere il problema della ricchezza e della povertà. Allora capiremo che solo con una viva fede noi ci sappiamo orientare nelle cose e sappiamo rispettare e amare il nostro prossimo.

La scelta di Dio è stata una scelta che ha disorientato gli uomini: “Dio non ha forse scelto i poveri nel mondo?” (cfr. Gc 2, 5). Ecco, è nella fede, è con la fede che possiamo raggiungere, vivere, realizzare in pienezza la nostra vera onestà cristiana.

CODICE 82I4O0133MN
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 05/09/1982
OCCASIONE Omelia, XXIII Domenica Tempo Ordinario - Anno B
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI L’ascolto della Parola di Dio - Il posto della preghiera
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