13/09/1981 - Omelia XXIV Domenica Ord

Sant'Ilario d'Enza, 13/09/1981
Omelia, XXIV Domenica Tempo Ordinario - Anno A

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Sir 27, 30 – 28, 7; Rm 14, 7-9; Mt 18, 21-35

“Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi” ( Mt 18, 35). La misericordia di Dio è la più completa e più vera rivelazione di Dio infinito. Dio è bontà e misericordia e di conseguenza vuole che anche noi, suoi figli, possiamo essere nel suo ordine, essere buoni e misericordiosi. Dobbiamo sentire la vocazione alla bontà e al perdono e alla misericordia. Una vocazione essenziale del nostro essere suoi, del nostro appartenergli perché, ci ha ricordato San Paolo nella seconda Lettura: “Noi dobbiamo vivere del Signore e vivere per il Signore” (Rm 14, 7). Noi dobbiamo gioire di essere in Lui e di partecipare alla sua mirabile azione.

Ma stiamo ben attenti: a forza di parlare di misericordia abbiamo stravolto la parola e, invece di misericordia, dovremmo parlare di comodo, di nostro comodo, quasi che Dio che fosse obbligato a perdonarci, quasi che Lui fosse complice e ignorasse i nostri peccati. Dobbiamo capire bene e dobbiamo pregare lo Spirito Santo, che profondamente nel nostro cuore faccia udire la sua voce. Misericordia allora è l’atto di clemenza di Dio verso il peccatore che, pentito, detesta il suo peccato. Ed è proprio qui: che noi vogliamo essere perdonati senza detestare i nostri peccati, senza rifiutarli categoricamente, senza che noi ci decidiamo a buttar via l’affetto al peccato e a tutte le implicazioni di peccato.

Noi diciamo degli atti di dolore a fior di labbra, noi diciamo delle cose e non le sentiamo. Diciamo: “Mio Dio, mi pento e mi dolgo” ed è uno sbadiglio il nostro atto di dolore, uno sbadiglio di noia, tanto sappiamo che ripeteremo regolarmente i peccati di cui diciamo di pentirci e di dolerci, che, se prima abbiamo pregato male, certamente nella prossima confessione dovremo dire: ho ancora pregato male. E poi nell’altra confessione ancora: ho pregato male. E così per tutto l’anno. E così per tutti gli anni! E che siamo stati impazienti lo ammettiamo come una cosa normale, che fa parte del nostro carattere e così via: la nostra pigrizia, il nostro orgoglio, la nostra sensualità. Ma questo non è chiedere perdono!

Crediamo - dice il profeta - che Dio sia complice dei nostri peccati perché tace, ma il suo silenzio è il rimprovero più forte e più grande che ci possa essere. Noi meritiamo la misericordia di Dio, quando veramente avviene la conversione e la conversione può essere non solo dai peccati mortali, deve essere ancora dei peccati nostri veniali: il progressivo distacco, la più accentuata lotta, l’impegno più generoso. Allora sì che Dio Lo sentiamo vicino a noi, che ci comprende, che ci perdona, che ci esalta.

Ed è ancora per questo, proprio perché non abbiamo tante volte le idee giuste sulla misericordia di Dio, che non abbiamo, certamente non abbiamo, la vera misericordia verso gli altri e la misericordia verso gli altri diventa molte volte una parola, un’espressione, ma siamo critici, duri, crediamo di possedere i brevetti e lottiamo contro tutti quelli che non hanno le cose come le nostre.

Il nostro cuore si fa grande, quando ha capito la grandezza della misericordia divina. Il nostro cuore si fa grande, perché vuole che tutti noi sentiamo come Dio, amandoci, ci ama tutti. Ama anche colui che, sì, ha dei difetti verso di te, ma forse è un prediletto da Dio. Molti farebbero molta festa al figliol prodigo, a parole! Oppure farebbero anche il banchetto, purché il figliol prodigo fosse il vitello che si mangia al banchetto. Cioè, quando si è così egoisti che anche la parola misericordia diventa un’espressione di egoismo! Siamo così egoisti che non vogliamo sentire ragione. Non scusiamo gli altri e davanti a Dio siamo in questa posizione assurda: diciamo l’atto di dolore e non c’è dolore, diciamo l’atto di carità e non c’è carità, diciamo l’atto di speranza e speriamo solo nelle cose terrene.

L’ipocrisia è la malattia più diffusa e noi dobbiamo sentire viva, forte, insistente la chiamata del Signore a entrare veramente nella sua misericordia. Ecco perché, dicevo, la vera misericordia ce la insegna solo lo Spirito Santo, non è un concetto umano, é una rivelazione divina.

Chiediamo al Signore la comprensione, chiediamo allo Spirito Santo il dono del consiglio, per poter veramente essere degni di misericordia e quindi fare anche misericordia.

CODICE 81ICO0133NN
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 13/09/1981
OCCASIONE Omelia, XXIV Domenica Tempo Ordinario - Anno A
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI La misericordia di Dio La misericordia segno di appartenenza a Dio – L’ipocrisia
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