17/10/1976 - Omelia XXIX Domenica Ord

Sant'Ilario d'Enza, 17/10/1976
Omelia, XXIX Domenica Tempo Ordinario - Anno B

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Is 53, 2.3.10-11; Sal 32; Eb 4, 14-16; Mc 10, 35-45

Le gravi parole di Gesù non sono solo rivolte agli apostoli, le sue parole sono eterne, sono rivolte anche a noi. C’è una sola via per aderire a Gesù, c’è un solo modo per essere con lui: è accettare la sua strada, è partecipare alla sua condizione, è condividere la sua missione.

Il Signore è venuto per un servizio, un servizio universale. Nella profezia di Isaia, la prima Lettura, era chiaramente indicato come lui sarebbe stato l’Uomo dei dolori, l’Uomo che conosce il patire. E nella seconda Lettura, nella lettera agli Ebrei, è significato il perché di questo dolore, perché Gesù è sommo Sacerdote, rappresenta tutti gli uomini e solo così ci dà l’accesso a Dio. Coi suoi dolori e il suo sangue ha redento l’umanità e l’ha presentata al Padre.

Aderire a Gesù è allora accettare quella che è la tribolazione della vita, accettarne i dolori, accettarne le lotte, accettarne le tentazioni, accettare una via di umiltà e di non riuscita. I farisei beffeggiavano Gesù sulla croce come un fallito e ridevano su questo colossale fallimento. Il cristiano deve partecipare a questo fallimento, che è il preludio della vittoria; il cristiano deve accettare in se stesso tutto quell’itinerario che la provvidenza per lui ha segnato, un itinerario che comporta determinate umiliazioni, determinati limiti, determinate tentazioni, determinati dolori. Così è seguire Gesù. Chi si ribella, chi solamente si rassegna, non raggiunge certamente il suo fine nella perfezione, che dovrebbe raggiungere. E’ necessario accettare con amore, come ha accettato Gesù; è necessario rendere la nostra vita, come lui, un servizio nel dolore, un servizio nella lotta, un servizio per noi e per tutti gli uomini, perché ogni cristiano è interessato alla salvezza di tutto il mondo.

E ancora il servizio di Gesù continua. Nella Messa abbiamo il continuo servizio del Signore, perché nella Messa ancora Gesù offre il suo sangue, ancora Gesù si presenta a noi ripetendo il Calvario, ogni Messa è un Calvario. Ogni Messa domanda allora la nostra partecipazione, per cui veniamo alla Messa portando tutto quello che abbiamo fatto, veniamo alla Messa in nome di tutti gli uomini, veniamo alla Messa sicuri di partecipare alla preghiera di Gesù, all’offerta di Gesù per la salvezza dell’universo.

Il servizio di Gesù non è mai cessato, continuamente l’Eucaristia è un divino servizio, l’Eucaristia è un supremo servizio. Spetta a noi partecipare. Perciò, guardiamoci di essere alla Messa come degli spettatori, di essere alla Messa come coloro che guardano con simpatia e basta. Dobbiamo essere alla Messa come partecipi, dobbiamo essere alla Messa come consapevoli, dobbiamo essere alla Messa come artefici: l’artificio che a noi è chiesto è addirittura la salvezza del mondo.

Ecco, affondiamoci in questa meditazione e allora capiremo molto: capiremo come la Messa non è un obbligo o una cerimonia, la Messa è una vita, la vita per noi, la vita per gli altri, la vita per la Chiesa, la vita per il mondo.

CODICE 76LGO0133SN
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 17/10/1976
OCCASIONE Omelia, XXIX Domenica Tempo Ordinario - Anno B
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI L’Uomo dei dolori, la Messa
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