22/10/1978 - Omelia XXIX Domenica Ord

Sant'Ilario d'Enza, 22/10/1978
Omelia, XXIX Domenica Tempo Ordinario - Anno A

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Is 45, 1. 4-6; 1 Ts 1, 1-5; Mt 22, 15-21

“Date a Dio quello che è di Dio”. Sentiamo come il più grande dono di Dio sia la Chiesa, la Chiesa sacramento di salvezza, la Chiesa che dice la presenza di Cristo nel tempo e nello spazio, la Chiesa che apre le sue braccia al mondo, perché il mondo impari dove è il vero senso dell’esistenza.

Di conseguenza il ricambiare Dio, il dare a Dio e riconoscere il suo grande dono e viverlo nell’esultanza e nella benedizione, perché oggi è giorno di benedizione, è giorno di riconoscenza, è giorno di profonda gioia.

Il Signore ci ha donato nel Papa il segno di unità della sua Chiesa; il Signore ci ha donato nel Papa il segno della carità per tutti i cristiani della terra. Si guarda a Roma e oggi il Papa, che unisce tutti attorno a lui cominciando solennemente il suo ministero apostolico, oggi trovi spiritualmente anche noi in piazza san Pietro, per benedire e prendere sempre maggiore coscienza della nostra appartenenza alla Chiesa. Molto spesso noi, quando parliamo di Chiesa, parliamo come di una cosa distaccata da noi, ma noi siamo nella Chiesa, ma noi siamo Chiesa, ma noi abbiamo la missione della Chiesa.

E ricordiamo oggi, unitamente al Papa, il nostro impegno universale. Noi abbiamo una missione per tutti gli uomini, noi siamo mandati tutti ad evangelizzare. Noi non saremmo Chiesa autentica, se non sentissimo questo bisogno di evangelizzazione, questo dovere di portare gli uomini alla sorgente di ogni bene, che è il Cuore di Gesù.

È proprio così: noi dobbiamo sentirci Chiesa prima di tutto, comprendendo sempre profondamente che cosa vuol dire quando diciamo “il mistero della Chiesa”, come la Chiesa allora è il Corpo Mistico di Cristo, come la Chiesa ha questa grandezza di prolungare il corpo di Cristo.

La Chiesa non è semplicemente la struttura, l’organizzazione esteriore. La Chiesa è un movimento di vita, è un movimento di grazia, è un movimento di amore, un movimento che parte dallo Spirito Santo ed ha la stessa forza dello Spirito Santo, parte dallo Spirito Santo e vuole sempre più essere vera e santa, sempre più! La Chiesa è composta anche di peccatori, che devono progressivamente migliorarsi e ognuno di noi traduce sempre di più l’idea di Chiesa, man mano si purifica, man mano si edifica in Cristo, man mano prende coscienza del proprio compito.

Allora nasce la seconda proposizione: sentire con la Chiesa, sentire cioè tutti i problemi, tutte le ansie, tutte le gioie, tutti i dolori, insieme, perchè siamo un unico organismo, siamo un unico corpo. In questo corpo dobbiamo portare giorno per giorno il nostro contributo, il contributo della nostra fede, il contributo della nostra preghiera, il contributo della nostra penitenza, del nostro lavoro.

Sentire con la Chiesa, perché non siamo degli spettatori, ma siamo coloro che devono agire e devono agire in continuità e in estensione.

E la terza proposizione è: servire nella Chiesa e con la Chiesa perché, se la Chiesa è a servizio del mondo, noi siamo a servizio per la edificazione del regno di Dio tra di noi, ed è tra di noi che ci dobbiamo particolarmente amare, e a servizio di tutti coloro che, di buona volontà, cercano anche senza saperlo la verità di Dio e l’amore di Dio.

Servire agli altri vuol dire essere aperti e disponibili, vuol dire essere pronti e intelligenti.

Quanto esame di coscienza dobbiamo fare! Quanto ci deve essere di progresso!

Nella Liturgia noi tutte le domeniche ci uniamo a Cristo sacerdote, celebriamo con lui il suo Mistero Pasquale e partiamo, non per essere buoni unicamente per noi stessi, partiamo per essere buoni e capaci verso tutti.

La Liturgia ci innesta nel Mistero Pasquale del Cristo, nella sua sete, nel suo tormento della salvezza di tutti gli uomini; perciò il nostro spirito missionario non deve esser l’episodio di una giornata nell’anno, deve essere la nostra situazione spirituale continua.

Desiderare e volere e, da parte nostra, collaborare, perché il regno di Dio si compia e si compia in tutta la sua potenza.

Perciò in questa Messa facciamo le nostre intenzioni: l’intenzione prima di ringraziamento a Dio e di preghiera per il nuovo Papa, la nostra intenzione di poter sentire, di avere la grazia di sentirci Chiesa e di sentire sensibilmente che tutti dobbiamo essere missionari e che tutti dobbiamo progredire in questa strada, che è strada di amore, che è strada di pieno, grande amore.

CODICE 78LNO0133SN
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 22/10/1978
OCCASIONE Omelia, XXIX Domenica Tempo Ordinario - Anno A
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Il Papa, la Chiesa
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