22/10/1972 - Omelia XXIX Domenica Ord Giornata Missionaria

Sant'Ilario d'Enza, 22/10/1972
Omelia, XXIX Domenica Tempo Ordinario - Anno A - Giornata Missionaria

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Is 45, 1. 4-6; 1 Ts 1, 1-5; Mt 22, 15-21

In questa giornata missionaria mondiale è opportuno insistere nella nostra riflessione sulla Parola di Dio, sul nostro vedere di capire l’universalità del messaggio di Cristo. È necessario comprendere sempre di più come Dio è Padre di tutti, come Dio vuole che la sua Parola di salvezza arrivi a tutti, perché Dio è il salvatore di tutta l’umanità e ha posto Gesù in riscatto per tutta quanta l’umanità. Se noi avessimo una visione angusta, limitata, impoveriremmo spaventosamente il messaggio evangelico. Iddio è per tutti gli uomini e quello che noi abbiamo ricevuto non è per tenerlo gelosamente chiuso nella nostra comunità, ma è per espanderlo meravigliosamente a tutti. Dico meravigliosamente, perché Dio opera attraverso ciò che è debole e ciò che è fragile, anzi dalla Scrittura è sottolineato come Dio adopera gli strumenti che non valgono, per fare le cose che valgono. È necessario solo che gli strumenti riconoscano la loro posizione, riconoscano in umiltà di essere così, pronti a compiere la loro missione di veicoli, a compiere ciò che giorno per giorno è domandato dallo Spirito. San Paolo nella lettera ai Tessalonicesi, avete udito, loda quella comunità per il dinamismo, che in essa era così vivo, delle virtù teologali. Erano impegnati nella fede, erano operosi nella carità, erano costanti nella speranza (cfr. 1 Tes 1,1-5) e la comunità dei Tessalonicesi si presenta a noi dunque come modello, modello della giustizia di cui parla Gesù nel brano evangelico: “Date a Dio ciò che è di Dio, date a Cesare ciò che è di Cesare” (cfr. Mt 22,15-21). Cioè la nostra vita sia veramente in un equilibrio, l’equilibrio del dono e della riconoscenza a Dio e nell’equilibrio verso la società, verso i fratelli. La comunità dei Tessalonicesi era operosa nella carità e attraverso la forza di questa carità diffondevano il Vangelo, per mezzo della Parola. Ecco qui come si configura il primo nostro impegno: diffondere il messaggio di Dio attraverso la Parola. Quello che noi riceviamo, per la forza stessa del nostro Battesimo diciamo che ogni cristiano è un profeta, deve essere portato agli altri. Portare il messaggio. E poi dice che i Tessalonicesi, docili al Signore, portavano anche attraverso la potenza e con Spirito Santo, cioè era la loro perfetta testimonianza. Testimoniavano con la loro vita, perché non c’è maggiore potenza dell’esempio. Inutile portare il messaggio se non si porta la vita, se non si porta noi stessi, così secondo quello che ha detto il Signore: “Risplenda la vostra luce, perché vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli” (cfr. Mt 5,16). E poi, ecco, con profonda convinzione. I Tessalonicesi portavano questa profonda convinzione nella loro preghiera, nelle loro riunioni, attraverso la carità, una carità grandissima della loro comunità. “Da questo conosceranno che siete miei discepoli, se vi amate gli uni con gli altri” (cfr. Gv 13,35). È il richiamo potente della carità, della carità vicendevole, del dono che ognuno deve fare all’altro ed è il dono di riconoscere in lui la presenza di Cristo. Le missioni, le missioni sono in tutto il mondo, sono qui e sono lontane, sono qui e noi stessi siamo sempre nell’ordine della conversione, e sono lontane tra i popoli pagani. Oggi ricordiamo particolarmente questo aspetto: le missioni per i lontani. È tutta la Chiesa che deve realizzare il suo compito, la Chiesa è missionaria perché Cristo è missionario e la Chiesa è il prolungamento di Cristo. Sentire che questo nostro dovere si esprime proprio così, in un dato profondo di fede crediamo che la salvezza è di Gesù nell’operosità della carità, cioè noi amiamo veramente tutti gli uomini, nella costante speranza, noi della città terrena aspiriamo alla città celeste. E, pur impegnandoci nella città degli uomini, sentiamo la relatività di questa città. È una città che si deve trasformare in quella che la Scrittura chiama la Gerusalemme celeste, per cui la nostra ansia verso il Cristo che viene è ansia non solo per noi, ma per tutti gli uomini. Ed è alimentandoci così nella speranza …. (registrazione interrotta)

CODICE 72LOO0133SN
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 22/10/1972
OCCASIONE Omelia, XXIX Domenica Tempo Ordinario - Anno A - Giornata Missionaria
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Missione della Chiesa e del cristiano
ARGOMENTI Missione della Chiesa e del cristiano
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