21/10/1979 - Omelia XXIX Domenica Ord Giornata missionaria

Sant'Ilario d'Enza, 21/10/1979
Omelia, XXIX Domenica del Tempo Ordinario - Anno B - Giornata missionaria mondiale

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Is 53, 2. 3. 10-11; Eb 4, 14-16; Mc 10, 35-45

È il senso stesso della vita che viene indicato con forza straordinaria dal Signore. Non si tratta semplicemente di un particolare, ma è la grande linea che un cristiano, che vuol seguire Cristo Signore, deve adottare. La vita è impegno, la vita è missione. È impegno ed è un impegno che può costare fino al sacrificio completo. Gesù parla di un calice da bere e di un battesimo da ricevere, cioè di un fallimento umano da provare, di una sofferenza da vivere fino in fondo. Gesù parla della sua gloria che passa attraverso la croce (cfr. Mc 10, 38) e ogni cristiano è invitato nella realtà della sua vita, nelle circostanze liete o tristi della sua vita a battere le orme di Gesù coraggiosamente, perché ogni cristiano appartiene alla Chiesa e la Chiesa è la continuazione del Cristo. Non è nient’altro. E come il Cristo Gesù è stato mandato per servire così è della Chiesa, di noi. Ma qual è quel servizio essenziale e forte, che ognuno è chiamato a realizzare, se non l’impegno forte e grande per l’evangelizzazione? Gesù è stato il grande missionario, l’inviato del Padre e la Chiesa è essenzialmente missionaria. La Chiesa non è per sé. Il Signore non ha fatto la Chiesa, perché la Chiesa si beatifichi in sé stessa e sia una cosa separata e divisa dal genere umano. Il Signore ci ha voluto continuazione della sua missione, continuazione della sua opera. La Chiesa è per gli altri. La Chiesa è per il mondo. La Chiesa è per la salvezza di tutte le anime. La giornata missionaria mondiale ci richiama a questa grande sostanziale idea: noi non siamo per noi stessi. Non è che dobbiamo pensare alle missioni solo oggi, dobbiamo pensare a noi che dobbiamo vivere da missionari, che dobbiamo realizzare da missionari, che ci dobbiamo sentire fin nell’intimo questa esigenza: l’esigenza di essere per gli altri, l’esigenza di portare agli altri la parola e la salvezza del Signore, l’esigenza di non chiuderci in noi stessi, ma di essere sempre costantemente rivolti agli altri. Rivolti agli altri: a quelli che sono di più nella miseria e potremmo fare un elenco. Senza dubbio in questo elenco c’è la miseria profonda, la più terribile, che è la miseria del peccato, la miseria di essere lontani da Dio, la somma indigenza che è rappresentata nell’anima dalla carenza della grazia e dell’amore del Signore. Come possiamo stare tranquilli quando tante anime s’allontanano dal Signore, vivono lontane da Lui? Quando tante anime non Lo conoscono? Perché in tante zone del mondo non è ancora arrivato il Vangelo. Come possiamo stare tranquilli quando tante anime rischiano la perdizione eterna? E’ tanto impegno la vita che è un impegno di eternità. Se conduciamo bene la vita presente avremo una gloria e una gioia eterna, se la conduciamo male c’è un abisso che non finisce mai, c’è l’inferno che è il non potere più amare: il non potere più amare Dio, il non potere più amare gli altri ed essere amati dagli altri. Come possiamo allora stare tranquilli e giocare nelle nostre cose di fronte a questi problemi gravissimi e terribili? Come non possiamo dimenticare nella preghiera il problema della salvezza e chiuderci nelle nostre piccole esigenze? Come possiamo non santificare le nostre contraddizioni e i nostri dolori pensando che, se soffriamo bene, Cristo soffre in noi? E soffrendo in noi, questa sofferenza è vitale veicolo di salvezza. Come possiamo stare oziosi, quando tanta parte del mondo aspetta la luce e la luce viene da noi? “Pregate il padrone della messe perché mandi operai nella sua messe”, lo ha detto Gesù (cfr. Mt 9, 38 ; cfr. Lc 10, 2). Segna il nostro obbligo, segna le proporzioni del nostro impegno. Io vorrei che oggi ci sentissimo veramente nell’obbligo di calibrare il nostro cristianesimo, di proporzionarlo bene, di renderlo forte e missionario, generoso e incurante delle piccole cose, un cristianesimo che superi gli egoismi facili di ogni giorno e si proietti con forza verso le grandi mete, che ci ha indicato il Signore. È questo il senso del servire che Gesù ci ha lasciato come dovere, non semplicemente come un’azione buona da compiersi ogni tanto. Seguiamo il Signore con viva fede e con grande coraggio.

CODICE 79LMO0133SN
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 21/10/1979
OCCASIONE Omelia, XXIX Domenica del Tempo Ordinario - Anno B - Giornata missionaria mondiale
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Chiesa missionaria
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