Is 53, 2. 3. 10-11; Eb 4, 14-16; Mc 10, 35-45
Abbiamo ascoltato: Gesù è venuto per essere un servo. Sappiamo che portata e che grandezza ha avuto il suo servizio. Il suo servizio è stata la salvezza, la redenzione dell’umanità, la ricchezza del suo mirabile dono di grazia. Un servizio di meraviglia su meraviglia, di un amore che non si può immaginarne uno uguale.
Gesù è venuto a servire perché ci amava, perché ha amato tutti gli uomini, perché li ha amati in una maniera meravigliosa; ha amato i buoni e ha amato i cattivi.
Sappiamo che ognuno di noi entra in questo amore. Il Signore ci ama. Il Signore è per noi. Il Signore sarebbe disposto a ripetere il tormento della sua passione, se fosse necessario.
In ogni Messa il Signore ripete il suo sacrificio. La Messa è un vero e proprio sacrificio, una immolazione e ogni volta che si celebra la Messa viene a noi il frutto della sua Passione e della sua Morte. Ogni volta abbiamo a nostra disposizione un immenso tesoro; l’abbiamo per noi, l’abbiamo per gli altri perché il Signore ci ha uniti a sé. Col Battesimo noi veniamo a far parte di lui, siamo il suo Corpo e abbiamo la sua stessa missione.
Il Corpo Mistico è l’unione di tutti quelli che sono di lui e vivono secondo lo Spirito. E il Corpo del Signore è nella stessa finalità che ha dato Gesù alla sua esistenza terrena. La Chiesa non è per se stessa: essendo il Corpo di Cristo, la Chiesa è per il mondo, la Chiesa è per la redenzione e per la salvezza del mondo, la Chiesa è per tutti. Le preghiere, i sacrifici, le opere che si svolgono nella Chiesa sono per la salvezza universale.
Siamo chiamati a meditare su questo nostro inderogabile servizio, perché troppo spesso nelle nostre preghiere e nelle nostre opere siamo volti verso di noi, verso le nostre cose e le nostre intenzioni.
Alla Messa dobbiamo portare il mondo intero: dobbiamo pregare per tutti, dobbiamo offrire per tutti. Ogni giorno dobbiamo sentire l’ansia della evangelizzazione. È evidente! Altrimenti vorrebbe dire che la nostra fede è povera e la nostra visione è troppo limitata. Ogni giorno è un giorno per la missione, è un giorno in cui dobbiamo aiutare i nostri fratelli, particolarmente quelli che sono più lontani dal Signore, che sono ancora nelle tenebre del paganesimo, che sono ancora legati da tanti pregiudizi.
Dobbiamo pregare secondo la parola del Signore: “Pregate perché il padrone mandi molti operai nella sua messe” (Mt 9,38). Dobbiamo sentirci operai nella messe, dobbiamo sentire cioè che la nostra preghiera, la nostra generosità, le nostre opere buone, la nostra attiva e concreta partecipazione è un sacrosanto dovere, un dovere che dobbiamo compiere e dobbiamo compiere con senso profondo di responsabilità.
Oggi siamo invitati precisamente ad approfondire questa meditazione, ma dev’essere una meditazione di sempre, dev’essere una meditazione che ci muove, che ci concretizza nella nostra generosità.
Pregare, offrire, impegnarsi per l’evangelizzazione di tutto il mondo.
CODICE | 85LLO0133SN |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 20/10/1985 |
OCCASIONE | Omelia, XXIX Domenica Tempo Ordinario – Anno B – Giornata Missionaria |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | |
ARGOMENTI |
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