18/10/1987 - Omelia XXIX Domenica Ord Giornata Missionaria

Sant’Ilario d’Enza, 18/10/1987
Omelia, XXIX Domenica Tempo Ordinario – Anno A – Giornata missionaria

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Is 45, 1. 4-6; 1 Ts 1, 1-5; Mt 22, 15-21.

Il Signore Gesù ci richiama a una cosa essenziale: “Date a Dio quel che è di Dio”. L’essere religiosi è prima di tutto un atto di giustizia perché noi dobbiamo a Dio ogni onore ed ogni gloria. La religione perciò è un obbligo e chi la trasgredisce è un ingiusto, perché non tratta Dio come Dio va trattato. Infatti Dio è nostro Signore, è nostro padrone assoluto. Dio ci ha dato tutto, tutto viene da Lui, Lui ci ha dato l’anima e la comprensione, Lui ci ha dato il corpo e la sua condizione, Lui ci ha dato le cose e tutte le cose sono sue e le può riprendere come e quando vuole. È ridicolo, oltre che sacrilego, aver delle pretese verso Dio: “Date a Dio quello che è di Dio”. Dobbiamo dargli tutto e dobbiamo condurre la vita secondo la sua volontà; dobbiamo ubbidire a Lui perché è nell’ordine essenziale della nostra creaturalità.

Siamo creature, cioè fatte, create; siamo dei cristiani, cioè dei redenti. A Dio, che nella sua misericordia ci ha donato Gesù, dobbiamo la Grazia, la Chiesa, i Sacramenti, dobbiamo tutto insomma. Bisogna che mettiamo alla base del nostro credere questa verità: Dio è Signore, Dio è il primo, Dio è l’Assoluto e tutto è dono suo e a Lui dobbiamo quell’ossequio di obbedienza che deve investire tutta la vita. Purtroppo alcuni hanno tanta stolta pretesa verso Dio che bestemmiano, è una cosa così brutta, così aberrante che muove veramente lo sdegno. Chi può giudicare Dio? Chi può dire: «Tu fai bene» o «Tu fai male»? C’eravamo noi quando Dio ha fatto il mondo? C’eravamo noi quando Lui ha stabilito le sue leggi? Con la bestemmia l’uomo si riduce a un atto sacrilego e puerile, assurdo e infame. L’ossequio a Dio è proprio la base: l’ossequio, l’adorare Dio, il riconoscere la sua grandezza unica dalla quale viene ogni bene creato. Quando poi abbiamo maturato questa idea e convinzione, allora capiremo cosa vuol dire: Dio ci ama; capiremo cosa vuol dire: Dio per amore si è fatto uomo, altrimenti vedremmo tutto in una luce di falsa posizione, di orgoglio e di egoismo.

Sì, proprio questo Dio infinito ci ha amato, ci ama, si è fatto piccolo per amore nostro, resta sempre nell’Eucaristia per noi, ma capiamo i suoi diritti, capiamo la sua grandezza, capiamo il nostro nulla e la nostra povertà! Ecco perché alla base d tutto sta il sentimento di adorazione: adorare Dio è un obbligo, adorare Dio è una gloria, adorare Dio è un trionfo, adorare Dio è una gioia! Ma capiamo bene cosa vuol dire adorarlo, vuol dire riconoscerlo nella sua magnifica grandezza e gloria. Siamo fatti per la gloria di Dio. Poniamo perciò con chiarezza, poniamolo con profondità, il rifiuto del peccato perché è disobbedienza a Dio, è andare contro di Lui; microscopici come siamo andiamo contro l’infinito: che vergogna! La vergogna dei nostri peccati, la vergogna di offendere Dio, di fare il nostro piacere e non il suo volere.

Poniamoci perciò nella Parola del Signore e cominciamo di qui: “Date a Dio quello che è di Dio”.

CODICE 87LHO0133SN
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 18/10/1987
OCCASIONE Omelia, XXIX Domenica Tempo Ordinario – Anno A – Giornata missionaria
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Adorare Dio è un atto di giustizia, una gloria, una gioia.
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