Sap 2, 12.17-20; Sal 53; Gc 3, 16-4, 3; Mc 9, 30-37
E’ una giornata di preghiera per i nostri fratelli del Friuli e anche le offerte, che si raccolgono, sono a questo scopo.
La nostra riflessione. Sottolineo queste parole: “Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato” (Mt 26, 2): Gesù è per la croce. Nella prima Lettura c’è la considerazione delle tribolazioni del giusto, nella seconda Lettura si dice che le tribolazioni non vengono diminuite. Tante volte anche nella comunità cristiana vi sono dei contrasti, in fondo è la legge della lotta, la legge del dolore, la legge del superamento di se stessi, è necessario superarsi, abbracciare la croce. Gesù, l’innocente, sta per essere consegnato nelle mani degli uomini. Gesù ha sofferto, Gesù ha sofferto tremendamente. Non c’è altra strada, non c’è altra via che la croce. Chi vuol fare un cristianesimo di comodo, chi vuol fare un cristianesimo di trionfo, non fa un cristianesimo. Per ognuno di noi ci sono le prove, c’è il dolore, il grande scandalo: perché il dolore con un Dio buono? La risposta viene da Gesù crocefisso: proprio perché Dio è buono, è necessario il dolore, è necessario per la salvezza. Non era nel primo piano di Dio, Dio aveva fatto un mondo senza dolore, aveva fatto un mondo libero. Il peccato ha portato alla ribellione, ha portato il contrasto e perciò è necessaria l’espiazione, è necessario il dolore, è necessario arrivare al Paradiso per mezzo di molte tribolazioni. Ognuno di noi ha e avrà le sue, ognuno ha le sue tentazioni interne, ha i proprio contrasti, ha la difficoltà di andare d’accordo, ha il tormento che viene dalle cose, ha una serie di contrasti. La salvezza sta nel prendere tutto dalle mani di Dio, con entusiasmo più che con rassegnazione. Chi soffre con rassegnazione non soffre perfettamente. Chi soffre deve alzare i suoi sguardi a Gesù crocefisso e lì troverà il senso del suo dolore, il senso della sua vita, il senso della sua lotta; è così, è in una accettazione della strada del Signore. Temevano di chiedergli spiegazione, gli apostoli temevano di entrare in questo mistero e discutevano tra di loro in una maniera abbastanza ridicola; quando Gesù aveva appena annunciato il grande mistero della morte, il suo mistero pasquale, loro discutevano chi fosse di loro il più grande ed evidentemente, dopo, si sono accorti e avevano vergogna.
Ecco, è così: superare le nostre cose, superare le nostre piccole miserie, il nostro desiderio eccessivo di comodo, il nostro desiderio di grandezza, il nostro voler essere sopra gli altri; superarlo, e seguire Gesù nell’umiltà, nella fede, ogni giorno, perché ogni giorno può avere il suo peso, ma ogni giorno ha la sua grazia. E mirabile è la grazia e più si accetta il dolore dalle mani di Dio, più questo dolore si trasforma in gaudio, più questo dolore si trasforma in redenzione, in redenzione per sé e in redenzione per gli altri, perché nel mondo, se c’è tanto peccato, si richiede che ci sia anche tanto dolore, che ci siano anche degli innocenti che soffrono per i peccatori. Valorizziamo questa grande grazia, questo grande insegnamento del Signore e siamo fedeli, fedeli perché in Gesù crocefisso c’è la vita, c’è la salvezza, c’è la redenzione.
CODICE | 76IIO0133ON |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario, 19/09/1976 |
OCCASIONE | Omelia, XXV Domenica Tempo Ordinario - Anno B |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Il dolore che redime |
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